I mercati ignorano la fragilità dell’economia
Invece le Borse hanno ricevuto una boccata d’ossigeno, riuscendo a scrollarsi di dosso le apprensioni legate al conflitto commerciale sinostatunitense e lasciandosi alle spalle anche il timore di una maggiore instabilità geopolitica dopo il recente attacco contro due navi nel Golfo di Oman. Tuttavia più i mercati finanziari e la stabilità economica dipendono dagli interventi straordinari delle banche centrali, più le prospettive dell’economia internazionale diventano fragili. Infatti, a giudizio di molti investitori, le capacità d’intervento della Banca centrale europea sono quasi esaurite e i suoi sforzi per sventare l’insidia denominata “trappola della liquidità” dagli economisti la rendono sempre più simile alla Banca del Giappone.
I margini di manovra della Federal Reserve – nota Nolting – sono più ampi grazie al tasso d’interesse più alto, ma anch’essa deve usare con cautela lo strumento dell’allentamento monetario. Un’altra conseguenza della maggiore fragilità dell’equilibrio economico è il ricorso sempre più frequente dei tre attori principali – Stati Uniti, eurozona e Cina – a svalutazioni della moneta per favorire l’export. Tuttavia, queste tattiche si risolvono presto in un gioco a somma zero, e provocano accuse reciproche di manipolazione valutaria.
Inoltre le idiosincrasie del mercato petrolifero fanno sì che, nonostante un previsto calo della domanda, non assistiamo a un calo del prezzo che potrebbe venire in contro ai consumatori. Tuttavia vi sono anche aspetti positivi. In Cina aumenta la spesa per i consumi, come possono testimoniare i negozi online e i produttori nazionali di beni di consumo.
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