Guerra commerciale Usa-Cina: i danni collaterali

I flussi commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno subito un notevole rallentamento dall’inizio della “guerra commerciale”, nei primi mesi del 2018. Agnieszka Gehringer, Senior Research Analyst al Flossbach von Storch Research Institute nota che questo, tuttavia, ha avuto un impatto poco significativo sui flussi commerciali complessivi degli Stati Uniti (esportazioni e importazioni) che nello stesso periodo sono rimasti relativamente stabili (fig. 1). In definitiva, l’impatto diretto sulla crescita derivante dalla variazione dei flussi commerciali è trascurabile, in quanto il contributo delle esportazioni nette alla crescita del Pil è relativamente modesto.

Vi sono anche elementi che suggeriscono come i prezzi interni sui prodotti interessati dalle tariffe commerciali siano aumentati più rapidamente rispetto a tutte le altre categorie di prodotti (fig. 2). L’effetto non è tuttavia significativo, riflettendo il trascurabile peso cumulativo del 2,4% che i prodotti colpiti dalle tariffe hanno nel paniere dei consumi alla base dell’indice dei prezzi al consumo (Cpi) negli Stati Uniti.

Effetti collaterali della guerra commerciale Usa-Cina

Oltre agli effetti diretti, la guerra commerciale incide sulla crescita economica attraverso canali indiretti. La loro misurazione precisa è difficile, perchè necessitano di tempo per manifestarsi. Ma i dati disponibili sono comunque importanti.

Gli indicatori che misurano la fiducia delle imprese statunitensi stanno inviando segnali di peggioramento a tutti i livelli. Il Business Conditions Activity Index della Federal Reserve Bank di Chicago, il Sentix Economic Expectations Index e l’indice ifo, che misurano la situazione economica dell’economia statunitense a sei mesi, si sono indeboliti da marzo 2018 (fig. 3). Inoltre, data la forte interdipendenza del commercio internazionale, le ricadute negative hanno raggiunto anche paesi partner commerciali degli Stati Uniti e della Cina.

Un atteggiamento prudente verso il futuro, in aumento da diversi trimestri, si riflette già nelle decisioni dei manager aziendali su diversi fronti. Il Purchasing Managers Index (Pmi) per il settore manifatturiero e dei servizi ha registrato una tendenza al ribasso dalla metà del 2018 (fig. 4). Anche la produzione industriale statunitense e i nuovi ordini di beni strumentali sono diminuiti dalla fine del 2018 (fig. 5).

Si richiede prudenza

È sempre più evidente che le tensioni commerciali stanno avendo effetti negativi sull’economia statunitense. In vista dell’imminente campagna presidenziale negli Stati Uniti, il presidente Trump avrebbe tutto l’interesse a ottenere un “bell’accordo” sul commercio al prossimo vertice del G20.

Permangono, tuttavia, alcune incertezze. In primo luogo vi sono altri fattori, come le nuove sanzioni sull’Iran e le tensioni geopolitiche più generali, che potrebbero gettare benzina sul fuoco e contrastare qualsiasi alleggerimento sul fronte commerciale. In secondo luogo, un accordo commerciale dovrebbe segnare una pace duratura per riuscire a invertire le aspettative economiche. Non è poi sicuro in quale misura il governo cinese sarebbe disposto a cooperare su un accordo che servirebbe principalmente a sostenere i risultati dei sondaggi di Trump. Dopo tutto, le guerre commerciali potrebbero non essere così facili da vincere come crede il presidente Trump.

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