Le Cassandre finanziarie dell’influenza A

Allarme e conseguente allarme per l’allarme; nella società moderna anche un’epidemia di unghie incarnite si trasformerebbe in psicosi, con esperti pronti a calcolare l’impatto dei pollicioni infiammati sul bilancio statale. E così, dopo il millennium bug, la mucca pazza, la sars, l’antrace, e l’aviaria ecco la volta della nuova influenza A (una volta detta “suina”, ma il termine è stato giudicato non politically correct nei confronti degli insaccati).

Si parla tanto di questo “morbo”, spesso con termini apocalittici; 444 nuovi casi registrati in Europa nelle ultime 24 ore, con l’Italia ferma a quota 2.058 totali. Sullo sfondo ecco che il Fondo Monetario Internazionale afferma che “Una fragile economia globale è ancora vulnerabile ad una serie di shock, tra i quali il diffondersi in modo virulento dell’H1N1”. Una frase, oggettivamente, non criticabile; quello che però lascia perplessi è la necessità di ipotizzare una pandemia mondiale.

In realtà questa influenza è particolarmente infettiva, ma quello su cui ancora pochi ragionano è che la consistenza stessa della “malattia” è del tutto paragonabile, se non inferiore (come da diverse testimonianze, non ultima quella del calciatore contagiato Landon Donovan “Questa influenza non sembra così grave paragonata a quelle che ho avuto in passato”) a una classica influenza comune con febbre, che ogni anno miete puntualmente migliaia di vittime nel mondo senza che nessuno si degni di paragonare il tutto all’Apocalisse. Ma ormai siamo abituati; è tradizione sprecare un po’ di fiato e di soldi su epidemie vestite da mattatori spietati dell’umanità. Per i cultori del genere, una volta che sarà terminata questa emergenza, diamo tranquillamente appuntamento al prossimo morbo mortale: ipotizziamo la minacciosa venuta del “pollo bronchitico”.

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