G20; troppo presto per l’exit strategy

Ieri sera è ufficialmente iniziato il summit dei 20 grandi della Terra, a Pittsburgh in Pennsylvania, tra proteste di GreenPeace e forti misure di sicurezza.
I temi centrali riguardano le politiche fiscali per sanare il problema della disoccupazione, la gestione degli aiuti pubblici e i tetti dei bonus per i banchieri. Ma i punti di disaccordo sono ancora molti.
Se da un lato giungono appelli a non concentrare le discussioni intorno agli stimoli verso la crescita a scapito delle riforme per ristrutturare i mercati finanziari, dall’altro si muovono i primi passi verso le exit strategy.

La cancelliere tedesca Angela Merkel, prima di lasciare la patria per recarsi oltreoceano, ha lanciato un ammonimento a non dimenticare le lezione della crisi: “Dobbiamo essere sicuri che quel che è accaduto non si ripeta.”, ha dichiarato, “Per noi questo sarà il tema centrale della riunione; i politici devono trovare il coraggio di fare cose che magari le banche all’inizio non apprezzeranno”.
Silvio Berlusconi sottolinea invece l’importanza sulla lotta alla speculazione, che deve prevalere nell’interesse dei leader mondiali rispetto ai tetti sui bonus per i banchieri.
I punti di discussione sono quindi molteplici, ma tutti i leader sono concordi nell’affermare che i tempi non sono maturi per le exit strategy, nonostante la fine della crisi. Gli effetti della recessione sono ancora forti, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro, che risente di un forte tasso di disoccupazione, ma nel frattempo le Banche Centrali non restano ferme.

La Federal Riserve guidata da Ben Bernanke, in luce del miglioramento dei mercati, avvia il processo verso le exit strategy, continuando a garantire maxi emissioni di liquidità a tassi agevolati in favore delle banche, fino a gennaio, quando taglierà l’entità delle scadenze sulle aste. Stessa strada intendono prendere la Bce, la Banca d’Inghilterra e la Banca centrale Svizzera.

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