FinecoBank sotto i riflettori: Invesco sale nel capitale

FinecoBank con un colpo di reni riporta in positivo il bilancio per l’anno in corso: la seduta di ieri, vissuta nell’attesa del dibattito al Senato sulla calendarizzazione della crisi di governo, ha visto il titolo del gruppo guidato da Alessandro Foti terminare in rialzo del 2,4% con una sovraperformance di un punto rispetto al Ftse Mib. La variazione da inizio anno torna così a +2%, quella settimanale riacquista a sua volta un segno moderatamente positivo (+0,6%), mentre la variazione a 12 mesi resta in rosso dell’11%.

Il ruolo di Invesco

Della debolezza delle quotazioni sembra aver voluto approfittare Invesco, salita negli scorsi giorni al 3,365% del capitale di FinecoBank, che dopo l’uscita di Unicredit dall’azionariato è una public company in cui i principali azionisti sono tutti grandi fondi o banche d’investimento come BlackRock (8,83%), Capital Group Company (5,05%) e Jp Morgan (4,24%). Un azionariato che potrebbe secondo alcuni evolvere qualora uno di questi gruppi decidesse di puntare con maggiore determinazione sul mercato italiano, anche se una simile mossa non pare imminente.

I multipli di FinecoBank

Ai livelli attuali, attorno agli 8,85-8,90 euro per azione, il titolo presenta comunque motivi d’interesse anche solo in ottica di trading: rispetto al prezzo obiettivo di consenso (10,18 euro) si evidenzia infatti un potenziale rialzista di quasi il 15%, col titolo che tratta circa 20,5 volte gli utili per azione attesi a fine 2019 e con un dividend yield potenziale del 3,6% a uesti livelli (il dividendo atteso è indicato dal consenso pari a 32 centesimi per azione).

Il quadro tecnico di FinecoBank

Più problematico il quadro tecnico: nel brevissimo il trend continua ad apparire fortemente negativo, mentre anche a breve termine la pressione ribassista è evidente e solo a medio-lungo termine lo scenario appare più equilibrato. Proprio attorno agli 8,82-8,32 euro sono individuati i prossimi supporti che potrebbero costituire l’obiettivo della correzione in atto. Segnali divergenti sono dati dal deciso incremento ieri, in fase di rimbalzo, dei volumi di contrattazione sul titolo, peraltro non sufficienti a far abbandonare all’indicatore di forza relativa (Rsi) la fascia inferiore d’oscillazione, a conferma del perdurare della tendenza ribassista al momento.

Solo l’eventuale prolungamento del rimbalzo tecnico almeno in area 9-9,05 euro potrebbe portare alla chiusura delle posizioni corte, consentendo eventualmente un ulteriore allungo in area 9,15 prima e 9,25-9,30 euro poi, dove sono individuate le prossime resistenze di breve periodo. Se poi fosse confermato il ritorno d’interesse e le tensioni geopolitiche andassero sfumando, ad esempio con la nascita di un governo “di scopo” che allontani le elezioni anticipate in Italia, FinecoBank potrebbe rapidamente riportarsi sopra i 9,50 euro per azione, circa il 7,5% sopra i livelli correnti.

A breve termine il proseguo del recupero potrebbe spingere il titolo in area 10-10,40 euro, obiettivo di un’eventuale strategia rialzista che sarebbe convalidata solo da chiusure sopra i 9,2 euro (con stop loss a 8,4 euro). Se invece la fase di debolezza perdurasse ancora alcune sedute e spingesse il titolo attorno ma non al di sotto degli 8 euro per azione, sarebbe comunque possibile ipotizzare un recupero degli 8,8-9 euro per azione (in questo caso la stop loss potrebbe essere posizionata al 7,6-7,7 euro).

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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