Il nuovo deterioramento delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina ha innescato una debolezza sui mercati azionari mondiali. Donald Trump ha aumentato i dazi dal 25 al 30% su 250 miliardi di dollari di importazioni cinesi e dovrebbe applicare un aumento dal 10 al 15% su un ulteriore valore di 300 miliardi di dollari di merci entro il 15 dicembre. La Cina ha risposto imponendo dazi sulle auto americane (sospesi da dicembre) e tassando 75 miliardi di prodotti statunitensi. Le misure saranno attuate gradualmente il 1° settembre (in particolare per quanto riguarda la soia e il petrolio statunitensi) e il 15 dicembre (sulle automobili).
La Fed ha gettato la spugna
Come sottolinea Axel Botte, strategist di Ostrum Asset Management (Natixis Investment Managers), in questo contesto di maggiore volatilità i mercati azionari hanno cancellato gran parte del rimbalzo registrato all’inizio della scorsa settimana. Le aspettative di un annuncio a Jackson Hole avevano sostenuto le azioni, ma l’intervento del Presidente degli Stati Uniti ha rovinato la festa, innescando una forte contrazione del mercato venerdì scorso. Jerome Powell ha tuttavia chiarito che l’allentamento monetario è giustificato dai rischi di un rallentamento della crescita globale, intensificati dalle crisi politiche in Italia e a Hong Kong e dall’impasse della Brexit. La Fed sembra ignorare i rischi legati alla sua politica dei tassi bassi. Tale politica è molto più pericolosa di quanto generalmente percepito. Inoltre, è evidente che la riduzione dei tassi della Fed non può compensare gli effetti negativi sull’offerta imposti da misure protezionistiche che impediscono alle imprese di integrare rapidamente nuove tecnologie, come ad esempio il 5G.
Nell’area dell’euro, la recessione industriale in Germania richiede un certo stimolo fiscale, che potrebbe verificarsi nel corso dell’anno. Per allora, Trump avrà già preso una decisione sui dazi automobilistici europei e sarà stata presa una decisione sulla Brexit. Per il momento la Germania sta tenendo in serbo le proprie cartucce perché l’effetto moltiplicatore sull’alleggerimento fiscale potrebbe rivelarsi alquanto limitato, dato l’attuale livello di disoccupazione. Le misure volte ad aumentare gli acquisti di automobili sarebbero probabilmente efficaci. L’Italia potrebbe vedere la luce alla fine del tunnel. La formazione di una nuova coalizione eviterebbe le elezioni e potrebbe aiutare ad allentare le tensioni con Bruxelles.
In termini di asset allocation globale, nota l’esperto, i flussi riflettono un alto livello di avversione al rischio. Gli investitori finali continuano a ridurre l’esposizione ai mercati azionari. Dal giugno scorso, a partire da Sintra, gli investitori hanno incrementato la propria esposizione ai fondi obbligazionari governativi. Parallelamente, l’elevata domanda di oro si fa notare nello spazio dei mercati obbligazionari, con un interesse più deciso in favore delle obbligazioni Usa indicizzate. Secondo Botte, la protezione contro l’inflazione o il rischio di ribasso del dollaro è la ragione principale alla base di un’asset allocation di questo tipo. Le azioni dei mercati emergenti continuano a non attirare l’interesse degli investitori, mentre nei mercati obbligazionari emergenti si sono registrate alcune prese di profitto.