Asset italiani star di fine agosto. In attesa di un governo

“Sul fronte macro nelle ultime settimane abbiamo avuto nuovi segnali di stabilizzazione del ciclo in Europa, stabilizzazione però su livelli compatibili con una crescita economica a dir poco asfittica se non prossima alla decrescita; PMI Composite in ripresa a 51.8 è frutto di una tenuta dei servizi (53,4) e di una ripresa della manifattura che però permane ampiamente in territorio di decrescita (47). Non si può invece parlare di stabilizzazione negli Usa dove i PMI hanno dato segnali assai poco confortanti. Il dato servizi flash di agosto sul manifatturiero è terminato sotto 50 per la prima volta dal settembre 2009 (49,9 da precedenti 50,4 e vs attese per 50,5); i servizi hanno perso oltre 2 punti (50,9 dai precedenti 53 e contro attese per 52,8) posizionandosi anch’essi a ridosso dell’importante soglia di 50”. E’ la sintesi dell’andamento economico delle ultime settimane contenuto nella newsletter “Weekly mercati” di Banca del Piemonte.

Le ripercussioni sui mercati

Il quadro economico sopra descritto viene interpretato dalla maggioranza degli investitori come compatibile con una moderata crescita degli utili a fronte di una permanenza in territorio basso se non negativo dei tassi d’interesse. Il tutto supportato da un’azione di politica monetaria che potrebbe essere più incisiva, soprattutto se paragonata alle aspettative di inflazione che sono lungi dall’essere prossime a un trend rialzista.

Per questo motivo, per l’aspettativa di una ulteriore iniezione di liquidità, che le principali asset class continuano ad avere performance positive: bene l’equity perché questo scenario dovrebbe escludere una decrescita degli utili, bene i titoli di Stato perché con una bassa crescita economica i tassi ufficiali sono destinati a rimanere bassi, bene gli spread (sia IG che HY) perché in uno scenario di bassa crescita qualsiasi tasso positivo è merce rara.

In questo contesto la vampata di volatilità di metà agosto è stata riassorbita velocemente con spread che sono tornati sui livelli di fine luglio sia sulla carta IG che sugli emittenti a maggior rischiosità e tassi governativi ancora più bassi. Un minimo di volatilità è stata inflitta dal riaccendersi delle tensioni sui dazi, ma le successive riapertura verso il dialogo tra Stati Uniti e Cina hanno contribuito a ristabilire la situazione. Ne risentono solamente i mercati azionari emergenti, in particolare quelli asiatici, sui quali pesano incertezze politiche (dall’Argentina a Hong Kong) ed economiche (dazi appunto).

La situazione in Italia

Gli asset italiani sono stati le star di questa settimana; la formazione sempre più vicina di un nuovo esecutivo ha allontanato lo scenario di elezioni anticipate con le implicazioni in termini di legge di bilancio per il prossimo autunno. I Btp hanno recuperato tutto il terreno perso nei primi giorni del mese e, nell’aspettativa di un governo che duri fino a fine legislatura che dialoghi più efficacemente con le istituzioni europee, stanno chiudendo i differenziali di rendimento anche verso gli altri paesi della periferia. L’equity sta recuperando il terreno perso sia in termini valutativi che di prezzo, sorretto anche dalle aspettative di una politica monetaria a sostegno del settore finanziario.

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