Bond bubble: come smaltire le obbligazioni in portafoglio e riposizionarsi

A cura di Notz Stucki

Ad esempio menzioniamo la situazione in Argentina. Il presidente Macri ha perso le primarie del suo partito e la nazione dovrà affrontare il livello più alto di ristrutturazione del debito in default dal 2005, per un ammontare pari a 110 miliardi. La crisi sta facendo crollare l’indice Merval della Borsa di Buenos Aires e il Peso argentino ha ceduto terreno pesantemente. Ma ciò che porta volatilità sui mercati riguarda soprattutto il timore degli investitori per l’arrivo di una recessione.

Il dato che spaventa riguarda l’inversione della curva dei tassi di interesse sui titoli di stato Usa (addirittura sulle scadenze 3 mesi – 30 anni), che storicamente ha sempre preannunciato l’arrivo di una recessione, anche se mai verificatasi prima di 2-3 anni. Quindi dobbiamo fronteggiare da un lato i rischi politici e dall’altro il continuo progredire del rallentamento economico. Pertanto, cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi mesi tra Usa, Europa e Cina? Innanzitutto dovremo valutare se la Fed, che dopo dieci anni ha ripreso a tagliare i tassi, possa essere in grado o meno di sostenere l’economia a fronte del rallentamento globale. A nostro avviso riteniamo che possa essere possibile, soprattutto perché, al contrario della Bce, ha un certo margine per poter tagliare i tassi di interesse e dare luogo a politiche monetarie accomodanti. Al momento gli investitori si attendono altri due tagli entro la fine dell’anno e almeno due nel 2020.

Invece in Europa i mercati si aspettano un atteggiamento ultra-espansivo della Bce. Prima del cambio di vertice della Banca Centrale Europea (Mario Draghi passerà il timone a Christine Lagarde) verranno annunciate probabilmente almeno tre misure: un taglio del tasso sui depositi, attualmente già negativo, uno nuovo TLTRO a sostegno dell’economia reale e un nuovo Quantitative Easing. Ma l’ondata espansiva della BCE avrà effetto sull’economia? In questo caso la risposta è incerta perché il contesto finanziario attuale appare già “drogato”, in termini di liquidità, da un decennio e, come si accennava in precedenza, la Bce ha poco margine di manovra.

In Cina, infine, riteniamo che il governo possa ancora gestire la situazione attraverso nuovi stimoli fiscali e monetari, seppur con poco margine, dato che l’applicazione di ulteriori dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe ridurre il tasso di crescita del Pil di 1 o 2 punti percentuali per i prossimi anni.

Bond a tassi negativi in portafoglio? Ecco come fare

L’ultima ondata di volatilità sui mercati azionari non ha fatto altro che incrementare l’ammontare di titoli obbligazionari a tassi negativi, in cui il mercato si è rifugiato per via del pessimismo che aleggia attorno alla possibilità che Usa e Cina trovino un accordo e che l’economia smetta di mostrare segni di rallentamento. Nonostante le performance dell’equity da inizio anno siano particolarmente positive, in molti casi l’asset class obbligazionaria su scadenze lunghe ha fatto addirittura meglio, spingendo i tassi a livelli davvero minimi.

A questo punto risulta ragionevole chiedersi: com’è possibile che un investitore accetti di pagare per, di fatto, prestare denaro? Per certi versi, si sta riproponendo una situazione simile alla quella creatasi durante la “bolla tecnologica” del 1999: nonostante i “folli” prezzi di mercato e le valutazioni ai massimi storici, gli investitori continuavano a comprare titoli tecnologici pur essendo consapevoli del fatto che non fosse il momento migliore. In teoria l’obiettivo della selezione dei titoli azionari sarebbe quello di cogliere i momenti in cui i prezzi sono ai minimi per comprare, per poi vendere quando sono ai massimi. E in effetti quello che sta accadendo oggi sul comparto obbligazionario non è tanto diverso. Anzi, è peggio, perché gli investitori sono ben consapevoli del fatto che portando a scadenza i titoli a tassi negativi il loro patrimonio investito si riduce, mentre nel 1999 potevano almeno sperare che i prezzi delle azioni sopravvalutate delle società tecnologiche potessero essere ulteriormente spinti oltre grazie ad un’acquisizione strategica.

Pertanto si tratta più squisitamente di una questione psicologica: quando le quotazioni sono troppo in rialzo o in ribasso, sembra che il mercato si metta nella condizione di “testare” le proprie convinzioni, perciò i prezzi sono portati a salire o a scendere al di là dei propri limiti. Ad esempio in questo momento il mercato potrebbe essere fortemente convinto che nel prossimo futuro inizierà una fase di recessione economica, pertanto si rifugia nei bond a tassi negativi, continuando a spingere verso l’alto la performance del comparto obbligazionario.

Di conseguenza, dato che ci sono sempre più investitori che hanno a che fare con bond a tassi negativi, vediamo come dovrebbero essere gestiti all’interno di un portafoglio:
– per i “coraggiosi” che ancora ce li hanno, il consiglio è vendere. Inoltre, ridurre l’esposizione adesso potrebbe anche permettere di portare a casa i profitti conseguiti in caso di performance positive;
– Per coloro che, invece, hanno già cominciato a ridurre l’esposizione, è importante focalizzarsi su titoli azionari di business solidi, capaci di generare profitti nel lungo periodo, incrementare i ricavi, investire in modo opportuno per espandersi e che abbiano al tempo stesso delle valutazioni ragionevoli in termini di rapporto tra prezzi e utili.

E dopo aver smaltito i titoli poco redditizi, non resta che passare all’ottimizzazione del portafoglio. Nonostante il clima di tensione attuale, esistono sempre delle opportunità per ottenere performance e al tempo stesso proteggersi dai rischi. Non si tratta solo di posizionarsi in modo opportuno in termini di asset allocation, ma anche in termini di selezione dello strumento di investimento da inserire nel portafoglio. Perché, ad esempio, ridurre meramente il rischio azionario nei momenti di volatilità o diversificare il portafoglio senza un approccio selettivo potrebbe non portare necessariamente a buoni risultati: meglio affidarsi ad un gestore abile a fare selezione e ottenere performance minimizzando la volatilità, anche attraverso strategie alternative.

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