Nelle ultime settimane, più di qualcuno ci ha chiesto se l’oro o i titoli auriferi costituiscono il mezzo migliore per sfruttare la fase rialzista in atto. Abbiamo quindi pensato che sarebbe stato utile mettere a confronto il mercato rialzista di oggi con quelli del passato. È possibile suddividere i mercati rialzisti in due categorie: strutturali (di lungo termine) o ciclici (fasi rialziste all’interno di un mercato generalmente ribassista). Prima di superare quota 1.400 dollari l’oncia nel mese di giugno, l’oro sembrava avviato a replicare in chiave tecnica una fase rialzista simile, durata 36 mesi, a cavallo tra il 1993 e il 1996. Il prezzo attuale, tuttavia, vale a dire 1.500 dollari l’oncia, potrebbe indicare una fase rialzista più lunga e sostenuta, forse più simile a quella strutturale che ha interessato il mercato dell’oro dal 2001 al 2008.
Storicamente, in media i titoli auriferi hanno sovraperformato il metallo durante le passate fasi rialziste dell’oro, sia nei periodi di rialzo strutturali che in quelli ciclici. Ciò normalmente accade poiché la leva sugli utili e sulle risorse conferisce loro una caratteristica discrezionale rispetto all’oro.
Tuttavia, la principale differenza tra l’ultima fase rialzista (2008-2011) e quella attuale è costituita dagli sforzi compiuti da queste società per ridurre i costi e la spesa in conto capitale e per evitare gli errori del passato (ad esempio “attuare coperture” sulla propria produzione, cioè acquistare future per assicurare la vendita dell’oro prodotto, a un prezzo fissato e in data successiva, in un contesto caratterizzato dal rialzo dei corsi auriferi). Per le società di estrazione senior o mid-tier, simili iniziative potrebbero tradursi in un incremento del free cash flow prossimo al 60%, in media, a fronte di un aumento del prezzo dell’oro da 1.400 a 1.600 dollari. Riteniamo che al momento questa costituisca una tesi molto convincente in favore dei titoli auriferi, in particolare data la loro valutazione interessante su base sia assoluta che relativa.