La guerra commerciale pesa sui metalli industriali (ma non sul nickel)

A parte il nickel, il mese scorso i metalli industriali sono stati sotto pressione a causa della nuova escalation delle tensioni commerciali, della forza del dollaro statunitense e della debolezza dei dati economici cinesi ed europei.

L’impatto della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si fa sentire pesantemente sull’economia cinese, che ha ripreso il suo graduale declino in luglio dopo i dati positivi di giugno. La produzione industriale, gli investimenti nel comparto obbligazionario, l’avvio dell’edilizia abitativa e le vendite al dettaglio hanno subito un rallentamento nel mese di luglio. Anche l’alleggerimento del credito cinese si è fermato con gli ultimi dati sul credito in calo anno su anno rispetto alla crescita del credito nel primo semestre del 30% rispetto all’anno precedente.

L’annuncio del rinvio dei dazi su alcuni prodotti cinesi dal 1° settembre al 15 dicembre ha avuto una reazione moderata sulla maggior parte dei metalli industriali, in quanto gli investitori appaiono meno convinti dalle promesse a metà sui possibili accordi commerciali. A meno che non avvenga una svolta significativa nei dati economici, è probabile che i metalli industriali rimangano sotto pressione.

Il mese scorso il nichel ha rappresentato però un caso a parte rispetto al complesso dei metalli di base. L’apprezzamento del nichel è stato in gran parte guidato dalle notizie secondo cui l’Indonesia potrebbe anticipare il divieto di esportazione del minerale da cui il metallo viene estratto, divieto che dovrebbe entrare in vigore nel 2022. Si pensa che tale decisione sia una reazione al fatto che la Cina abbia imposto dazi antidumping su (alcuni) prodotti di acciaio inossidabile importati dall’Indonesia. Il cambio di direzione della politica indonesiana è strettamente legato alla recente decisione del Presidente Joko Widodo di incoraggiare la produzione di materie prime per batterie per veicoli elettrici come il solfato di nickel.

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