BRIC indeboliti dalla guerra commerciale: le previsioni di Schroders

A cura di Craig Botham, Senior Emerging Markets Economist di Schroders

L’escalation della trade war ci ha portato a ridurre le nostre aspettative sulla crescita delle economie dei BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) questo trimestre. Prevediamo anche un’inflazione più elevata rispetto alle nostre previsioni precedenti. In gran parte ciò è dovuto a un dollaro leggermente più forte e ai prezzi più elevati di petrolio e beni alimentari.

In genere quando l’inflazione aumenta, le banche centrali alzano i tassi di interesse per tenere i prezzi sotto controllo. Tuttavia, questa volta riteniamo che le autorità dei mercati emergenti daranno priorità alle previsioni di rallentamento della crescita rispetto a quelle che riguardano un’inflazione più elevata e abbasseranno i tassi di interesse, con l’obiettivo di sostenere l’attività economica.

Cina

Le nostre assunzioni più negative sulla trade war hanno conseguenze sull’outlook per la crescita cinese. Già nel secondo trimestre di quest’anno i dati sulla crescita sono stati inferiori rispetto alle nostre previsioni e le autorità non hanno optato per alcuno stimolo politico (né attraverso tassi inferiori, né aumentando la spesa pubblica o abbassando le tasse), quindi con l’ulteriore vento contrario rappresentato dai dazi in vigore da questo mese, la nostra decisione di abbassare le stime per la crescita cinese nel 2019 è stata inevitabile.

L’escalation della trade war rappresenta una cattiva notizia anche per la valuta: ci aspettiamo che dopo l’aumento dei dazi al 25% su tutte le esportazioni cinesi negli Usa, il renminbi si indebolirà ulteriormente, arrivando attorno a 7,2 rispetto al dollaro. L’aumento dei prezzi dei beni alimentari ha già spinto verso l’alto le nostre previsioni per l’inflazione e il probabile deprezzamento della valuta le spingerà ancora più su.

Tuttavia, non ci si aspetta che l’inflazione resterà costantemente al di sopra del target al 3%. Di conseguenza, ciò non dovrebbe impedire alla People’s Bank of China (PBoC) di abbassare i tassi di riferimento, se necessario. Ci aspettiamo anche un ulteriore supporto da parte del Governo, con alcune spese probabili nel quarto trimestre del 2019 e altre che saranno annunciate a marzo 2020.

Brasile

Pur avendo ridotto le aspettative sulla crescita in Brasile sia per il 2019 che per il 2020 (in seguito alla debolezza dei dati, alle turbolenze domestiche e a un outlook di rallentamento per la crescita globale), riteniamo che ci siano delle buone notizie per il Paese. Il successo della riforma sulle pensioni ha dato spinta alla fiducia e agli investimenti, contribuendo a stimolare una certa ripresa delle condizioni economiche. Ci aspettiamo che ciò avrà un impatto positivo anche sulla valuta: il real dovrebbe essere più forte in un contesto in cui le preoccupazioni fiscali sono state gestite e la crescita si sta riprendendo, aiutando a ridurre l’inflazione.

La riforma pensionistica rimuove anche una delle principali fonti di incertezza per gli asset brasiliani, che, insieme alla crescita e all’outlook di inflazione, ha permesso alla banca centrale di tagliare i tassi di interesse. Ci aspettiamo che alla recente riduzione di 50 punti base, seguiranno altri tagli e abbiamo rivisto in modo significativo le nostre aspettative in tal senso. Ci aspettiamo ora ulteriori tagli per un totale di 75 punti base entro la fine del 2020, portandoli al 5,25%.

India

Sebbene l’India sia un’economia molto più chiusa rispetto alle sue controparti nei BRIC, e quindi goda di un certo isolamento dalla trade war e dal rallentamento della crescita globale, nel 2019 il livello di attività continua a deludere le aspettative. Intanto, il primo budget del nuovo Governo di Modi, rieletto a maggio, ha offerto un ulteriore supporto alla crescita.
Sul lato della politica monetaria, sembra certo che assisteremo a ulteriori tagli dei tassi di interesse, soprattutto alla luce di un’inflazione che resta bassa. Ci sono tuttavia due rischi per questo outlook: la recente debolezza della rupia (così come di altre valute emergenti) e le incerte prospettive per i monsoni. In ogni caso, alla luce del contesto di crescita e credito, ci aspettiamo un ulteriore round di easing.

Russia

Abbiamo ridotto lievemente le nostre previsioni per la crescita russa, alla luce di un secondo trimestre più debole del previsto e di un contesto globale in rallentamento per il 2020. Continuiamo a ritenere che nella seconda metà dell’anno i progetti infrastrutturali dovrebbero supportare la crescita all’inizio del 2020.
Come già sottolineato in passato, la politica fiscale e monetaria in Russia è stata ridisegnata per ridurre la sensibilità delle variabili macroeconomiche al prezzo del petrolio, compresa la valuta. Di conseguenza, anche ampi movimenti del prezzo del petrolio hanno un impatto limitato sull’outlook rispetto a qualche anno fa. Ciò implica allo stesso tempo una valuta relativamente stabile.

Sul lato geopolitico vediamo tuttavia un rischio. Gli Usa hanno imposto un secondo round di sanzioni alla Russia, impendendo alle banche Usa di partecipare all’emissione del debito sovrano russo, aumentando le pressioni sul rublo. Dovremmo quindi assistere a un approccio più cauto da parte della Banca Centrale. La Russia è l’unica economia per la quale non abbiamo modificato le nostre previsioni sulle politiche monetarie. La Banca Centrale sembra cauta rispetto alle aspettative elevate per l’inflazione e alla possibilità che il governo aumenterà la spesa entro la fine del 2019, generando ulteriori pressioni sull’inflazione. La debolezza della valuta legata alle sanzioni non farà altro che aumentare le preoccupazioni in tal senso.

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