Allianz: crescita globale, un barlume di speranza

A cura di Greg Meier, Senior US Economist Director di Allianz Global Investors

Le prospettive sulla crescita globale offrono qualche speranza. I timori circa una possibile hard Brexit (31 ottobre) e il conflitto commerciale sino-americano sono diminuiti, nel quadro della distensione sul fronte politico. I dati economici si sono rivelati più solidi del previsto, perlomeno negli Stati Uniti. L’inversione della curva dei rendimenti Usa – la differenza tra i tassi dei Treasury a 10 anni e a 3 mesi – è ora meno negativa, il che suggerisce una diminuzione del rischio di imminente rallentamento.

La relativa stabilità della curva dei rendimenti dopo gli attacchi missilistici e con droni sugli impianti petroliferi in Arabia Saudita la settimana scorsa è incoraggiante. Gli attacchi hanno impedito la produzione di 5,9 milioni di barili di petrolio, circa il 6% della produzione giornaliera globale. I prezzi del greggio sono saliti del 9%, ma secondo le nostre ricerche in passato si sono verificate “recessioni da shock petroliferi” dopo rialzi dei prezzi di oltre il 100%.

Quali conclusioni dovrebbero trarre gli investitori nel contesto attuale? Per chiarezza: i nostri modelli indicano difficoltà di carattere strutturale, un aumento delle fragilità e una maggiore volatilità per un certo periodo. Occorre chiedersi: una recessione nei prossimi 12 mesi è inevitabile? La risposta è no. In passato abbiamo già affrontato periodi di rallentamento. Basti pensare al biennio 2015-2016, quando la svalutazione della divisa cinese aveva alimentato i timori per la crescita globale e causato ondate di vendite degli asset rischiosi e un calo del petrolio a $26/barile. La produzione industriale Usa si era contratta, la crescita dei salari aveva mostrato un rallentamento e la Fed aveva assunto una linea più accomodante – una situazione simile a quella attuale.

Col senno di poi, i timori per il 2015-2016 si sono rivelati eccessivi. Al momento tutto dipende dal raggiungimento di un accordo commerciale tra i Presidenti Xi e Trump. Il risultato dei negoziati resta incerto, ma gli eventi recenti lasciano presagire sviluppi favorevoli. Se da un lato prevediamo una crescita dell’economia mondiale inferiore al potenziale nel secondo semestre 2019, dall’altro riteniamo che il 2020 sarà un anno decisivo per le sorti dell’attuale ciclo economico.

La settimana prossima

La prossima settimana sarà fondamentale per le prospettive economiche globali. Lunedì verranno pubblicati i dati preliminari di settembre sui PMI (Purchasing Manager Indexes) del settore manifatturiero e dei servizi di Eurozona, Francia, Germania, Giappone e Stati Uniti. Nella maggior parte dei Paesi il settore dei servizi è ancora in territorio espansivo, mentre le società del comparto manifatturiero risentono del rallentamento degli scambi e degli investimenti globali.

I riflettori saranno puntati sulla fiducia dei consumatori, poiché martedì e mercoledì saranno pubblicati nuovi dati in Germania, Francia e Usa. Nonostante il miglioramento della fiducia in Francia, i dati Usa hanno evidenziato un andamento laterale e quelli tedeschi si sono deteriorati, scendendo ai minimi degli ultimi 28 mesi.

La giornata di giovedì vedrà come protagonisti gli Stati Uniti. Secondo le stime di consensus, la revisione finale del Pil del secondo trimestre 2019 indicherà ancora una crescita del 2,0%. Seppur in rallentamento rispetto al primo trimestre (3,1%), negli Usa la crescita è ancora al di sopra del potenziale di lungo periodo (circa 1,8%) e delle stime in tempo reale delle Federal Reserve Bank di Atlanta e New York per il terzo trimestre (rispettivamente 1,8% e 1,6%). Verranno inoltre pubblicati aggiornamenti su richieste di sussidi di disoccupazione, scorte all’ingrosso e vendite di case in corso negli Stati Uniti.

A fine settimana (venerdì) verranno resi noti i dati su fiducia economica dell’Eurozona (recente miglioramento), inflazione in Giappone e Francia (in calo), fiducia dei consumatori del Regno Unito (recente indebolimento) e redditi personali, spese personali e ordinativi di beni durevoli negli Usa (si prevede una stabilizzazione).

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