Scudo Fiscale – Bocciato da Bankitalia

La Banca d’Italia ha espresso pareri negativi sullo scudo fiscale. Il direttore generale Fabrizio Saccomanni, ieri nel corso dell’audizione sulla Finanziaria, ha comunicato i suoi dubbi sulla stessa scagliandosi poi contro lo scudo fiscale.

Secondo il braccio destro del presidente Mario Draghi la manovra è nient’altro che una mera sanatoria, che avrà “effetti negativi sugli incentivi dei contribuenti a pagare le tasse in futuro”. Secondo Saccomanni, infatti, il problema è da individuare proprio nel modesto importo delle tasse da pagare a seguito dell’emersione dei capitali, ovvero il 5%, quando nel resto d’Europa è previsto il versamento dell’intera somma delle imposte dovute.
Lo scudo Fiscale concede un costo modesto e inoltre l’anonimato, quindi una vera e propria sanatoria che “mette al riparo da qualsiasi accertamento fiscale e previdenziale, anche sui redditi derivati da attività svolte in Italia ma non direttamente ricollegabili ai beni rimpatriati.”.
Per Bankitalia lo scudo può essere utile ai fini della ripresa economica solo se i fondi rimpatriati verranno investiti nelle imprese produttive, o destinati alla ricapitalizzazione.

Nota negativa anche quella sui conti pubblici, sui quali Saccomanni lancia l’allarme: il pil è in flessione del 3,2%, con un rapporto del deficit-pil del 5,3% e un debito pubblico che entro fine anno aumenterà di nove punti percentuale fino a toccare il 115,1%.
Secondo Bankitalia sarà necessario effettuare una manovra correttiva quando la crisi sarà finita, ma questo non rientra nei piani del Governo.

Il Ministero del Tesoro accoglie male la critica, giudicando le critiche mosse decisamente discutibili.
Giulio Tremonti afferma che i rischi futuri sull’andamento dei corsi dovranno essere affrontati da tutti i Paesi, perché quello del rimpatrio dei capitali non è un problema solo italiano.
“Secondo me è discutibile che abbia ragione”, ha dichiarato in risposta ai dubbi espressi da Saccomanni, tuttavia la congiuntura negativa sottolineata dalla Banca d’Italia resta allarmante.

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