Mediobanca, uno scontro tra soci sembra improbabile

Mediobanca, la corsa è già finita? Con le ultime dichiarazioni da parte di Vincent Bollorè, azionista di Piazzetta Cuccia col 7,85% del capitale che nei mesi scorsi era uscito dal patto e che ha espresso pieno sostegno alla strategia perseguita dalla squadra di top manager guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel, il ventilato cambio di direzione che sembrava lo scopo ultimo del blitz di Leonardo del Vecchio (ufficialmente socio al 6,94%, ma secondo rumor ormai vicino al 10%, soglia raggiunta la quale occorrerà informare il mercato e chiedere l’autorizzazione a Banca d’Italia / Bce per eventuali ulteriori incrementi della partecipazione) pare non essere più un obiettivo realizzabile, quanto meno a breve periodo.

A sostegno di Nagel si erano già espressi, più volte, i Doris, azionisti al 3,7% e disponibili a tornare ad acquistare titoli per un altro 1% circa, avvicinandosi dunque al 4,6%-4,7%. Molto freddi finora sono apparsi anche gli investitori istituzionali, cui fa capo il 74% del capitale di Mediobanca (solo BlackRock ha il 4,76%), mentre finora i Berlusconi (2%) hanno evitato di schierarsi ma è difficile pensare si trovino su fronti contrapposti ai Doris. Per il patron di EssilorLuxottica il rischio di finire come lo stesso Bolloré in Mediaset, immobilizzato con un investimento di centinaia di milioni di euro a fronte del quale non si riesca poi ad ottenere un’influenza sulla gestione dell’azienda, sembra reale.

Molto dipenderà da cosa deciderà di fare Unicredit, primo socio con l’8,81% di Mediobanca e che vede Del Vecchio (già appoggiato da Jean-Pierre Mustier nella vicenda Ieo-Monzino) tra i propri azionisti col 2%, ma per ora l’eventuale scontro sembra rinviato al 12 novembre, quando Nagel presenterà ufficialmente il nuovo piano industriale che Del Vecchio si augura possa esere meno dipendente da Generali e Compass e con un maggiore peso per le attività di investment banking. Strategia che in realtà lo stesso Nagel non sembra voler osteggiare, avendo anzi effettuato negli scorsi mesi alcune acquisizioni in Europa in grado di rafforzare Mediobanca sia nel private banking sia nell’investment banking.

L’andamento del titolo a Piazza Affari

Aggiungete il fatto che il titolo mostra già un guadagno del 30% rispetto a 12 mesi fa, che nonostante giudizi ampiamente positivi da parte degli analisti fondamentali il target price medio è indicato pari a 10,60 euro contro i 10,10 euro attuali, che l’utile per azione atteso dal consenso è di 96 centesimi quest’anno e il dividendo di 48 centesimi, pari a un P/E di 10,52 e a un dividend yield del 4,75%, ed è difficile pensare che possano esservi spazi fondametali di rivalutazione del titolo particolarmente consistenti a breve termine.

Graficamente però l’interesse sul titolo appare evidente tanto che si segnalano trend di brevissimo e breve periodo entrambi fortemente rialzisti, confermata dal superamento, dal basso, della media mobile veloce, oltre che di quella lenta, da parte delle quotazioni. Finchè le quotazioni resteranno sopra le due medie e queste procederanno al rialzo ben distanziate la situazione permarrà positiva, ma attenzione che l’indicatore stocastico e quello di forza relativa (Rsi) sono entrambi nella fascia superiore della banda d’oscillazione e si stanno avvicinando al limite dell’ipercomprato.

Per chi ha il titolo Mediobanca in portafoglio potrebbe dunque essere arrivato il tempo di prendere qualche profitto, per chi ancora non ha investito su di esso meglio essere prudenti ed attendere uno storno, oppure operare in ottica di trading dandosi obiettivi precisi, ad esempio il raggiungimento delle resistenze a 10,35 e poi eventualmente a 10,50 euro. Al ribasso si può invece provara a pizzicare il titolo attorno ai supporti individuati in area 9,85 e poi a 9,78 euro, con possibili estensioni ribassiste in area 9,67 prima e 9,54 euro poi.

L’andamento in Borsa di Mediobanca negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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