La curva dei tassi e gli effetti sul mercato azionario

Di Mario Valentino Guffanti, vice presidente Samt (Swiss Association of Market Technicians)

Uno dei temi che è stato trattato nell’ultimo periodo, soprattutto sui media americani, è stato quello della inversione della curva dei tassi USA: questo tipo di evento, che accade quando i tassi a breve termine diventano maggiori di quelli a lungo termine, è indicativo di una futura recessione (che purtroppo non aiuta i mercati azionari).

In realtà il fenomeno recessivo avviene la maggior parte delle volte, ma dopo un certo periodo di tempo rispetto all’inversione della curva. Numerosi analisti hanno dimostrato, grafici alla mano, che dal momento dell’inversione dei tassi a quello di una potenziale recessione passa un periodo da uno a tre anni.

Quello che vorrei proporre nel prossimo grafico, non è l’ennesimo confronto tra curva dei tassi e dati recessivi, bensì un confronto fra la curva dei tassi e l’indice S&P 500 per verificare come l’indice si è comportato nel periodo successivo all’inizio dell’inversione della curva.

Il risultato che ne viene fuori appare piuttosto interessante. Nella parte inferiore del grafico abbiamo lo spread della curva dei tassi americana (differenza fra il tasso americano decennale e quello a due anni). Quando si trova in zona rossa, la curva è invertita: ho comunque segnalato i periodi di quando questo accade colorando l’area di giallo. Nella parte superiore del grafico è riportato l’indice S&P 500.

Nei periodi di inversione della curva ho sovrapposto una retta di regressione, ed è visibile anche la media mobile a 40 settimane (corrispondente a quella giornaliera a 200 giorni). Come possiamo notare, nel periodo successivo all’inversione dei tassi, l’inclinazione della retta di regressione rimane positiva almeno per un anno (l’unica situazione in cui questo non accade è quella del 1998, punto “a” del grafico, dove dopo 8 settimane dall’inversione abbiamo avuto un crollo del -22,20%, riassorbito nelle successive 18 settimane).

Quindi la buona notizia è che i prezzi fanno nuovi massimi, ma il loro comportamento è però poco lineare: potete notare che le chiusure dei prezzi si alternano al di sotto ed al di sopra della retta di regressione e talvolta bucano la media mobile a 200 giorni per poi ritornarne, dopo brevi periodi, al di sopra.

L’indicazione che ne scaturisce è che se il pattern si ripete avremo sull’indice americano dei futuri nuovi massimi, ma con un percorso alquanto accidentato, dove le opportunità di ingresso nel mercato saranno rappresentate dai momenti in cui il prezzo avrà delle brusche discese.

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