Mercati, è giunto il momento di scendere in campo? L’analisi di Neuberger Berman

“Martedì scorso, Bank of America Merrill Lynch ha pubblicato l’esito dei suoi sondaggi periodici tra gli asset manager globali da cui è emerso che le view adottate dal nostro Asset Allocation Committee sono ampiamente condivise. Per la prima volta nella storia del ciclo economico in corso, l’Aac ha adottato una view sovrappesata per la liquidità. Anche i gestori intervistati hanno aumentato le rispettive posizioni liquide. L’Aac aveva rivisto al ribasso la sua view sull’azionario globale, esprimendo una preferenza nei confronti degli Stati Uniti, considerato un porto relativamente sicuro. E anche i gestori intervistati hanno risposto indicando un forte sovrappeso nell’azionario statunitense”. E’ quanto evidenzia Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer Equities di Neuberger Berman, per il quale “altri indicatori di posizionamento long-only e negli hedge fund evidenziano una diffusa cautela. Come evidenziato dalla recente ressa nei fondi dei mercati monetari, gli investitori sembrano sostare a bordo campo, cercando di capire che cosa riservi il futuro“.

La crescita rallenta, il rischio aumenta

“Sono più che legittimati”, spiega l’esperto. L’economia globale sembra volersi assestare dopo un periodo di forte accelerazione, ritornando a una crescita più in linea con il trend post-crisi. Preparandosi per le riunioni annuali in programma a Washington nel weekend, il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto le stime sulla crescita globale per il 2019 ad appena il 3%, il livello più basso dopo la crisi finanziaria. Per di più, il rischio di ribasso sta aumentando. Il settore manifatturiero, in particolare, è in chiara difficoltà per le ripercussioni della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. È in questo contesto che i mercati azionari, dopo un percorso molto accidentato, sono ritornati più o meno dove si trovavano 12 mesi fa.

La settimana scorsa,è iniziata la pubblicazione degli utili del terzo trimestre. “Faranno chiarezza sul futuro che ci aspetta? Improbabile. Ci attendiamo dati contrastanti, gli utili anno su anno complessivamente invariati e risultati deludenti tra le società tecnologiche che oscureranno il miglioramento nei settori delle utility e dell’assistenza sanitaria. È inoltre probabile che neppure i Ceo e i Cfo saranno di grande aiuto poiché verosimilmente si mostreranno esitanti e non vorranno esporsi nel formulare stime. Dopotutto, le incertezze che si trovano ad affrontare sono le stesse che assillano gli investitori. Gli indici dei dati ‘soggettivi’, come la fiducia delle imprese e dei consumatori, hanno tracciato un quadro preoccupante negli ultimi tempi, rispecchiando questa cautela”, spiega Amato.

Nonostante il clima di poca fiducia, i dati oggettivi danno segni di vita

Eppure, la maggior parte dei dati “oggettivi” (che misurano le azioni concrete di imprese e consumatori, anziché ciò che dichiarano o che si aspettano) tracciano un quadro più resiliente. Negli Stati Uniti, la spesa al consumo, la crescita del credito e la domanda di abitazioni stanno tenendo. Gli indici Pmi statunitensi vanno stabilizzandosi, a quanto pare. Persino in Germania e nel resto dell’Eurozona la recente produzione industriale e le vendite al dettaglio mandano segnali di miglioramento. Le banche centrali mantengono un orientamento molto accomodante. E sebbene sia troppo presto per trarre conclusioni, pare che negli ultimi giorni i negoziati tra Stati Uniti e Cina (sugli scambi commerciali) e quelli tra Unione Europea e Regno Unito (sulla Brexit) abbiano compiuto passi avanti. Il Fmi ha sì stimato al 3% la crescita globale per l’anno in corso, ma ha dichiarato anche che nel 2020 prevede un miglioramento.

È sicuro gettarsi nuovamente nella mischia?

“Sembra che i consumatori e le imprese temano più i possibili sviluppi futuri anziché gli effettivi sviluppi presenti. È opportuno ricordare che il livello fiducia verso la salute dell’economia, cioè la componente principale di quelli che vengono indicati come dati ‘soggettivi’, può costituire un indicatore volatile”, avverte Amato.

I sondaggi condotti tra gli investitori evidenziano tra questi ultimi una forte preferenza per i titoli growth tecnologici e di altre large cap, per l’immobiliare quotato, per le obbligazioni investment grade e persino per i Treasury, “ma riteniamo molti di questi asset relativamente costosi ed esposti a un cambiamento del clima di fiducia. Il nostro Asset Allocation Committee ha rivisto al rialzo la propria view sulle azioni statunitensi rispetto al resto del mondo, ma così facendo ha espresso una preferenza per le società small cap e i settori economicamente più sensibili”, nota ancora l’esperto di Neuberger Berman.

Che conclude: “I rischi di ribasso sono reali e vanno tenuti in conto, in particolare tenendo conto che negli Stati Uniti sta per iniziare l’anno delle elezioni. Tuttavia, se dovessimo osservare una stabilizzazione del settore manifatturiero e un miglioramento sul fronte commerciale, una parte della liquidità ferma a bordo campo potrebbe essere utilizzata per gettarsi nuovamente nella mischia“.

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