Posto fisso? La finanza boccia Tremonti

Mentre il mondo della politica continua a discutere, dalla finanza arriva una bocciatura, sia pur sfumata, verso la sorprendente difesa del “posto fisso” da parte del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

“Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia”, aveva detto Tremonti due giorni fa sollevando il solito dibattito: contraria Confindustria, positivi i sindacati da cui arrivano segnali concilianti nei confronti dell’inusuale apertura concessa da un esponente così in vista del centro-destra.

Una “tempesta in un bicchier d’acqua” secondo il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi (foto). Un “ritorno al passato” secondo la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia; mentre la Cgil, per bocca del segretario confederale Agostino Megale, chiede al governo di passare “dalle parole ai fatti”.

In realtà quella del ministro, più che una svolta politica, assomiglia ad un annuncio pre-elettorale in vista delle Regionali, fatto per avvicinare alle posizioni del governo la platea dei precari, falcidiati dalla crisi. Ma cosa ne pensa il mondo delle banche e della finanza, che in fatto di licenziamenti, mobilità e precarietà ne sa qualcosa forse più degli altri?

Ignazio Visco, il vice direttore generale di Bankitalia, ha commentato spiegando che “la conoscenza è essenziale per il posto fisso, perché chi sta dentro all’impresa può contribuire all’innovazione”, ma anche “per affrontare il rischio che la società da statica diventi dinamica” e quindi con maggiore flessibilità del lavoro stesso.

Fra i recruiter prevale un certo disincanto, osserva eFinancialCareers. Sergio Zanetta, associate partner di Proper Transeaerch a Milano, premette che una buona parte delle ricerche di personale delle ultime settimane sono state fatte “per posizioni di temporary management in settori come la compliance”. Il segnale di Tremonti – dice Zanetta – “probabilmente era teso a rassicurare”. Ma “è anche un segnale che assomiglia ad un invito a stare fermi, a non muoversi. E in questo non è certo un segnale positivo. Capisco che tutti tirino acqua al proprio mulino – dice Zanetta – ma l’approccio sembra un po’ protettivo e conservativo”.

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