Alitalia è in sala d’attesa

di Andrea Arisi

È questo, in estrema sintesi, il bilancio della nuova Alitalia a quasi un anno dal via ufficiale del nuovo corso targato CAI, la holding con al vertice Roberto Colaninno (nella foto) e guidata da Rocco Sabelli che ha rilevato le attività sane (la cosiddetta good company) dell’ex compagnia di bandiera. Il gruppo non brucia più cassa al ritmo spaventoso di un anno fa, gli aerei partono quasi pieni e le cancellazioni sono diminuite. L’analisi dei dati di traffico e dei conti mostrano però che la nuova compagnia ha ancora parecchio terreno da recuperare nei confronti delle dirette concorrenti. E che in qualche caso, come per la puntualità dei voli, la vecchia Alitalia faceva addirittura meglio. “Sotto il punto di vista delle partenze e degli arrivi in orario non ci siamo proprio”, sostiene un pilota. Uno dei tanti che quasi quotidianamente decollano e atterranno dall’aeroporto di Fiumicino, unico hub della nuova Alitalia. E che i numeri più recenti indicano come il vero tallone d’Achille della società proprio sul fronte ritardi. Nei 3 mesi estivi infatti, la puntualità dei voli della compagnia di bandiera è stata inferiore al 50%. E questo nonostante non ci sia stato un aumento del numero di voli Alitalia dallo scalo romano. Le responsabilità – mormorano nel quartier generale del gruppo guidato da Rocco Sabelli – sono da attribuire principalmente alla società che gestisce gli aeroporti romani, cioé l’Adr. Nello stesso periodo però la puntualità delle altre compagnie a Fiumicino è stata tra il 60 e il 70 percento. Per mettere a confronto la puntualità della vecchia e della nuova Alitalia basta invece paragonare il primo trimestre di quest’anno e lo stesso periodo del 2008. E il risultato lascia quantomeno stupiti. L’Alitalia targata CAI è decollata da Fiumicino con oltre 15 minuti di ritardo nel 44% dei casi contro solo, si fa per dire, il 19,5% della vecchia compagnia di bandiera. Dal peggior difetto al miglioramento più incoraggiante della nuova Alitalia: l’incremento del load factor ovvero della percentuale di riempimento voli, principale metro di giudizio per valutare efficienza, economie di scala e convenienza nel mantenere in vita certe rotte. Il load factor medio di Alitalia è stato del 43% a gennaio, ha superato il 60% in marzo, per poi stabilizzarsi intorno all’attuale 75% con punte di quasi l’80% in agosto. La razionalizzazione dei voli, il recupero di fiducia e di immagine e il lancio di offerte e sconti, specie sulle tratte intercontinentali, sono alla base del risultato. Per quanto riguarda i conti, la situazione non è rosea ma non è certo disastrosa come quella in cui ha navigato negli ultimi anni di vita la precedente Alitalia.

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