Ferrari: vendere sulla notizia o mantenere in portafoglio?

Il giorno dopo aver migliorato i massimi storici toccando i 155,15 euro per azione dopo una trimestrale migliore delle attese e un ritocco della guidance per il 2019, sul titolo Ferrari scattano le prime prese di profitto, esempio di “sell on news” da manuale del piccolo trader. In effetti quando un titolo come quello del cavallino tratta oltre 42 volte gli utili previsti per l’anno in corso e ha alle spalle una crescita del 47,5% nei dodici mesi precedenti, è difficile definire irrazionale la voglia di prendere profitto.

Eppure le reazioni ai conti del terzo trimestre dell’anno, chiuso con un risultato operativo lordo (Ebitda adjusted) salito a 311 milioni di euro (contro i 296 milioni previsti dal consenso), un margine salito al 34% (+0,8% rispetto a fine giugno), un utile operatrivo (Ebit) di 227 milioni (consensus: 213 milioni), con un incidenza sul fatturato salita al 24,8% (+0,6%), sono tutte unanimamente positive.

Kepler Cheuvreux, ad esempio, ha alzato da 140 a 150 euro per azione il target price a 12 mesi, confermando il proprio “hold” dopo aver alzato le proprie stime sui risultati futuri, mentre Websim ha parlato di risultati trimestrali “sbalorditivi”, soprattutto per quanto riguarda le consegne (100 vetture in più rispetto alle previsioni degli analisti) e il medio dei modelli immatricolati (286.000 euro). Gli analisti hanno così alzato a loro volta il target price da 167 e ben 172 euro per azione, cui corrisponderebbe una capitalizzazione di 33,35 miliardi di euro contro i 29,835 attuali (col titolo Ferrari che oscilla tra i 153 e i 151 euro per azione).

A confronto l’ex controllante, Fiat Chrysler Automobiles, in procinto di fondersi con Psa dopo un maxidividendo da 5,5 miliardi di euro e lo scorporo della partecipazione in Comau, capitalizza 22,26 miliari, a riprova che nonostante i peana di sindacati e politici produrre auto di piccola e media cilindrata in Italia non è un business redditizio, almeno non con le dimensioni o l’organizzazione del gruppo che fa capo agli eredi Agnelli.

A piacere agli analisti è stato anche il ritocco della “guidance” per l’esercizio in corso (il giro d’affari è ora atteso pari a 3,7 miliardi, l’Ebitda adjusted a 1,27 miliardi e l’utile diluito per azione tra 3,70 e 3,75 euro), come pure l’intenzione di diversificare il marchio nell’abbigliamento (con una partnership a lungo termine con Giorgio Armani) e nell’intrattenimento (entro la fine del prossimo anno verrà aperto un ristorante assieme allo chef stellato Massimo Bottura). Così tra attese per ulteriori “miracoli” e intonazione tecnica fortemente positiva, nonostante i livelli di prezzo già toccati è difficile trovare qualcuno che consigli apertamente di alleggerire le posizioni su Ferrari.

Il quadro tecnico

Tuttavia sia lo Stocastico sia l’indicatore di forza relativa (Rsi) sono in ipercomprato e dunque quanto meno uno storno tecnico è una possibilità da non sottovalutare. Nel caso, i primi livelli di supporto sono indicati a 148,8-144,6 euro per azione; se tale fascia di oscillazione venisse forata al ribasso, una seconda area di resistenza, parzialmente sovrapposta alla prima, è individuata tra 146 e 138,2 euro per azione.

A questi livelli, se venisseo centrati gli utili per azione appena indicati nella nuova “guidance”, un’azione Ferrari varrebbe ancora 36,85 volte gli utili correnti, il che non è certamente poco ma il “cavallino” possiede come detto molti estimatori e la fame di rendimenti indotta dalle politiche monetarie ultrarilassate in America come in Europa e in Giappone continua a indurre gli investitori a detenere asset a rischio in portafoglio forse anche più di quanto normalmente si osserverebbe in questa fase del ciclo.

Morale della favola: non è impossibile che il titolo riesca anche, una volta scaricati gli eccessi più immediati, a riprendere il suo trend crescente e andare a centrare prima le resistenze in area 154,5-158,8, per poi allungarsi sino ai 160,5-161,5. A quel punto con la fine anno in arrivo alleggerire le posizioni potrebbe essere una strategia comunque vincente sia per un investitore più portato al trading, sia per un “cassettista” (se ancora ne esistono su un titolo come Ferrari).

L’andamento del titolo Ferrari in Borsa negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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