Lvmh-Tiffany: matrimonio rinviato?

A cura di Morningstar

Le voci di un’offerta di acquisito di Tiffany da parte di Lvmh hanno fatto schizzare le quotazioni delle celebri “blue box” a +31% ma stando ai rumor di mercato la proposta è troppo bassa e a queste condizioni difficilmente si arriverebbe a un accordo. Il Wall Street Journal e Bloomberg hanno fatto trapelare il valore dell’offerta, pari a 14,5 miliardi di dollari.

Fair value confermato a 90 dollari per Tiffany

Questo significa che Lvmh è disposta a pagare 120 dollari per azione, circa il 20% in più rispetto all’ultima chiusura di Tiffany ma al di sotto dei massimi di 136 dollari toccati lo scorso anno. Un prezzo a nostro avviso ancora troppo basso per convincere la controparte. Ipotizziamo dunque che tale offerta venga rifiutata e per questo lasciamo invariata la stima del fair value per Tiffany a 90 dollari per azione in attesa di capire le evoluzioni della fase di negoziazione.

A nostro avviso c’è ancora un certo margine per aumentare l’offerta. Stimiamo che Lvmh abbia una capacità di debito aggiuntiva di oltre 40 miliardi di euro per fusioni e acquisizioni fornendo ampi spazi di manovra in questo senso. Anche perché Lvmh ha pagato per il marchio Bulgari 4 volte le sue entrate e 28 volte l’Ebidta, mentre per Tiffany si impegnerebbe a pagare al momento un prezzo pari a 3,3 volta le vendite e 14 volte l’utile operativo.

Chi ci guadagna dalla fusione

I vantaggi dell’accordo per Lvmh sono di natura strategica. Tiffany gli permetterebbe di rafforzare il suo posizionamento in un mercato, come quello della gioielleria di marca, che cresce strutturalmente più veloce rispetto al settore del lusso nel suo insieme e che presenta elevate barriere all’ingresso di nuovi competitor, considerata l’elevata intensità di capitale circolante richiesto. L’esperienza di Lvmh con Bulgari è stata molto positiva. Dall’acquisizione nel 2011 ad oggi il reddito operativo dell’azienda acquisita è cresciuto di oltre 5 volte e questo ha sicuramente alimentato l’interesse del management nel continuare a espandersi in questa nicchia di mercato.

Tiffany, dall’altra parte, sfrutterebbe la struttura di Lvmh per accelerare la sua crescita nei mercati asiatici ed europei. Inoltre, far parte di un conglomerato più ampio potrebbe anche aiutare il management di Tiffany a concentrarsi sul rafforzamento del marchio nel lungo termine, lasciando che la capogruppo si occupi di raggiungere gli obiettivi finanziari di breve termine. L’offerta di 120 dollari per azione è vicino alla nostra stima del fair value di Tiffany, che si basa sull’ipotesi di una crescita dei ricavi tra il 6% e il 7% nei prossimi 10 anni e un’espansione graduale del margine operativo. Obiettivi che crediamo sarebbero più facilmente realizzabile sotto la guida di Lvmh.

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