Le chance di un fine 2019 Orso? Per Kames Capital sono praticamente zero

A cura di Mark Peden, co-manager del Kames Global Equity Income Fund di Kames Capital

La possibilità che si ripeta quanto accaduto nell’ultimo trimestre 2018 è praticamente zero. Quest’anno sono stati molti i fattori che hanno messo alla prova la tenuta dei mercati, dalle tensioni commerciali al forte rallentamento del settore manifatturiero, dai tagli nelle previsioni degli utili all’inversione delle curve di rendimento, senza dimenticare gli sviluppi della Brexit. Raramente però la reazione è stata negativa.

Uno dei motivi della scarsa sensibilità delle piazze agli avvenimenti esterni è stato il passo indietro della Federal Reserve che già da gennaio ha cambiato il proprio approccio, passando ben presto da un progressivo aumento dei tassi di riferimento a dare il via a un nuovo ciclo di accomodamento. In questo momento, il ritorno a politiche più restrittive, ovvero un qualsiasi segnale di un’imminente stretta monetaria, avrebbe certamente un impatto diametralmente opposto sui mercati, riproponendo il film già visto a fine 2018, ma a nostro parere non c’è alcuna probabilità che questo possa succedere, per lo meno nel breve termine.

La crescente importanza delle banche centrali

A supportare il mantenimento di un regime monetario accomodante contribuisce anche l’attuale assetto del sistema finanziario globale. Dallo scoppio della grande crisi, le banche hanno infatti largamente diminuito la loro valenza come intermediari o fornitori di liquidità all’interno del sistema finanziario di tutti i mercati più sviluppati, questo come conseguenza diretta ai cambiamenti regolamentari e al loro effetto sulla redditività dell’industria. Il funzionamento del mercato monetario oggi quindi fa così affidamento sul continuo intervento da parte delle banche centrali che la sola idea di un ritiro degli stimoli provocherebbe il panico, proprio come si è visto alla fine dello scorso anno. Per questo la Fed si trova ora costretta a implementare una misura light di Quantitative Easing che permetta di combattere la fragilità strutturale dei finanziamenti overnight in dollari statunitensi.

Oltre agli aspetti di politica monetaria, altri rischi annuvolano l’orizzonte, incluso l’indebolimento dei consumi. La prossimità dell’appuntamento con le elezioni presidenziali statunitensi eserciterà tuttavia la sua influenza, favorendo politiche che siano di supporto ai mercati. Nel complesso, dunque, non sembrano esserci pericoli chiari e concreti.

Infine, è da considerare come il permanere di una politica monetaria accomodante, e il conseguente crollo dei rendimenti in varie aree del mercato, abbia messo tra i primi posti nelle priorità degli investitori la necessità di trovare fonti di guadagno. In assenza di segnali che lascino presagire un cambiamento dell’attuale traiettoria da parte delle banche centrali, quindi, nel prossimo futuro la ricerca incessante di rendimento da parte degli investitori continuerà senza sosta.

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