Italiani e investimenti, meno titoli di Stato e più previdenza. Le tendenze

A cura di Idealista

Come si comportano gli italiani con le proprie finanze? Quanto e come riescono ad investire e risparmiare? Ecco gli ultimi dati Consob.

Gli italiani preferiscono le attività reali a quelle finanziarie

A grandi linee gli italiani non sono un popolo che molto si affida alla finanza, preferendo altri tipi di investimenti: nel 2018 infatti, secondo il Rapporto Consob sugli investimenti degli italiani che raccoglie i dati relativi a un campione di 3.058 individui, rappresentativo dei decisori finanziari italiani, le attività finanziarie lorde delle famiglie italiane hanno registrato una contrazione del 3,1% (-0,5% nell’area euro), a fronte di una crescita delle attività reali del 2,7% (+1,3% nell’area euro). Calano anche le passività degli italiani, che mettono a segno un -0,7% contro un +3,6% dell’area euro, e scende l’incidenza del debito delle famiglie sul Pil, che se in Europa si rivela pari al 60%, in Italia si ferma al 40%.

“Nel complesso – si legge nel rapporto Consob – la ricchezza netta delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile rimane superiore al dato dell’Eurozona (rispettivamente, 8,2 e 7,7 a fine 2018), mentre il tasso di risparmio lordo domestico, pari al 10% circa e in lieve crescita per la prima volta dal 2014, continua a essere inferiore al valore registrato nell’area euro”, che si attesta al 12%, anch’esso in lieve crescita.

Con riferimento a un’ipotetica scelta di investimento, le attività immobiliari sono spesso preferite a impieghi di natura finanziaria, a prescindere dall’orizzonte temporale e dagli obiettivi di rendimento; il 40% degli intervistati inoltre non è in grado di individuare un’opzione di investimento adeguata a nessuno degli scenari proposti.

Meno titoli di Stato, più previdenza nei portafogli italiani

Meno risparmio, ma anche meno titoli di Stato, obbligazioni in genere e azioni nei portafogli delle famiglie italiane, a favore delle attività assicurative e previdenziali che si rendono necessarie anche alla luce di un invecchiamento della popolazione che caratterizza tutta l’Unione europea. “L’età mediana – si legge nella nota Consob – è passata da 40 anni nel 2007 a circa 43 anni nel 2017, mentre si stima che la percentuale di individui di età pari o superiore a 65 anni raggiungerà il 22% nel 2025. L’Italia si caratterizza per una struttura della popolazione relativamente più anziana: nel 2017 l’età mediana si è attestata a circa 46 anni, mentre la quota di persone oltre i 65 anni dovrebbe toccare, nel 2025, il 25% del totale. In linea con queste dinamiche demografiche, a fine 2018 il tasso di dipendenza degli individui di età pari o superiore a 65 anni dalla popolazione in età lavorativa (15 – 64 anni) ha raggiunto il 35%, circa quattro punti percentuali in più del valore nell’Eurozona, mentre il reddito mediano dei più anziani continua a risultare inferiore a quello degli altri Paesi europei”.

Il risparmio degli italiani

Quanto all’attitudine al risparmio, gli intervistati accantonano in modo regolare (soprattutto per motivi precauzionali) nel 31% dei casi (in lieve calo rispetto all’anno precedente quando il dato si attestava al 33%) e in modo occasionale nel 37% dei casi; il 26% non accantona nulla, soprattutto perché le spese assorbono tutte le entrate famigliari (Fig. 4.5). Il 43% delle famiglie ha contratto un prestito, prevalentemente con istituzioni finanziarie, sia per l’acquisto della prima casa (posseduta dal 72% del campione) sia per finanziare le spese correnti. In generale, il risparmio è più frequente tra i soggetti più abbienti, con maggiori conoscenze finanziarie, abituati a pianificare e inclini verso l’auto-efficacia, l’ottimismo e la contabilità mentale.

Pianificazione finanziaria, questa sconosciuta

Pianificazione e controllo delle scelte finanziarie (cosiddetto financial control) rimangono comportamenti poco diffusi presso le famiglie italiane. Nella gestione delle finanze personali, il 60% non segue una regola precisa mentre la quasi totalità del restante 40% decide definendo in modo sequenziale un obiettivo di spesa alla volta. Solo un terzo degli intervistati ha un piano finanziario e di questi poco meno del 40% ne monitora l’avanzamento in modo dettagliato, annotando le spese. Tra coloro che non pianificano, il 42% ritiene che sia inutile avere un piano, o perché manca la capacità di risparmio o perché è sufficiente controllare le spese, mentre il 20%, pur riconoscendone l’utilità, non è comunque intenzionato a modificare le sue abitudini nell’immediato.

Chi decide le finanze di casa

Ma chi prende le decisioni in materia di finanza familiare? Secondo Consob, “circa i tre quarti dei decisori finanziari sono uomini. Le scelte economico-finanziarie risultano tuttavia condivise con il partner in oltre il 60% dei casi, mentre il dato sale all’80% se si considerano anche altri membri del nucleo famigliare”. Secondo gli indicatori attitudinali elaborati sulla base dell’auto-valutazione individuale, “la maggioranza degli italiani si conferma avversa al rischio e avversa alle perdite: con particolare riferimento a quest’ultimo aspetto, circa due terzi degli intervistati affermano di non essere disposti a investire in un prodotto che presenti una sia pur ridotta possibilità di perdita del capitale, mentre il restante 37% si dichiara tollerante verso piccole perdite (permanenti o recuperabili nel lungo termine).

Competenza finanziaria più percepita che reale

Più del 40% si riconosce elevate capacità di gestire le proprie finanze. L’analisi mostra che avversione al rischio e avversione alle perdite si associano in modo significativo a fattori come età, stato civile, condizione professionale, situazione finanziaria e, tra i tratti individuali, propensione verso l’ansia finanziaria, ottimismo, fiducia nel settore finanziario e attitudine alla contabilità mentale”.

Ottimismo e competenza percepita che tuttavia non sempre si accompagna ad una adeguata conoscenza reale dell’ambito finanziario in cui investire. L’indagine Consob rileva infatti che la cultura finanziaria delle famiglie italiane resta contenuta. Il 21% degli intervistati non conosce infatti nessuna delle nozioni di base (inflazione, relazione rischio/rendimento, diversificazione, caratteristiche dei mutui, interesse composto) e delle nozioni avanzate (riferite ai titoli obbligazionari); solo il 12% mostra padronanza di quattro dei sette concetti presentati; solo il 2% definisce correttamente tutte le nozioni.

Tra le nozioni di conto corrente, azioni, obbligazioni, fondi comuni, Bitcoin, oltre il 30% del campione non ne conosce nessuna; solo il 20% risponde correttamente a tre domande su cinque; solo il 4% ottiene il punteggio massimo. La conoscenza dei prodotti risulta più elevata tra gli intervistati più abbienti, residenti nelle regioni centro-settentrionali, con un livello maggiore di istruzione e maggiori abilità di calcolo.

Educazione finanziaria in famiglia

Importante che l’educazione finanziaria inizi tra le mura di casa e in famiglia: gli intervistati hanno indicato l’educazione famigliare come una delle principali fonti della propria cultura finanziaria, insieme a fattori quali interesse personale ed esperienza. L’Osservatorio 2019 approfondisce questo aspetto indagando se, durante l’adolescenza, i partecipanti alla survey sono stati stimolati dai propri genitori a tenere comportamenti oculati in tema di risparmio e controllo delle spese. La stragrande maggioranza riferisce di essere stato incoraggiato a risparmiare e a gestire il budget in modo attento, anche se tale incoraggiamento viene qualificato come elevato solo nel 20% dei casi; lo stimolo della famiglia inoltre è più frequente tra gli intervistati che giudicano elevata la cultura finanziaria dei propri genitori.

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