Inwit pronta a integrare le torri Vodafone e a un dividendo straordinario

Inwit in battuta a Piazza Affari, dove in avvio di giornata il principale operatore italiano di torri telefoniche tocca i 9,275 euro per azione prima di tirare il fiato e riportarsi in area 9,08-9,10 euro, in rialzo di poco più di un punto percentuale, dopo che il Cda ha approvato il progetto di fusione per incorporazione di Vodafone Towers in Inwit che sarà ora sottoposto all’assemblea dei soci convocata per il 19 dicembre prossimo.

Subordinatamente al perfezionamento della fusione per incorporazione di Vodafone Towers in Inwit è prevista inoltre la distribuzione di un dividendo straordinario di 0,5936 euro per azione (con un dividend yield pari a circa il 6% lordo, appena inferiore al 6,5% atteso dagli analisti), per complessivi 570 milioni. Il titolo, che negli ultimi 12 mesi ha già guadagnato oltre il 38% portando la capitalizzazione di mercato a sfiorare i 5,4 miliardi, raccoglie pareri ampiamente positivi da parte degli analisti fondamentali, con ben 17 “buy”, 5 giudizi neutrali e un solo “sell”, a fronte di un target price di consenso di 10,36 euro per azione corrispondente a un potenziale rialzista implicito di poco inferiore al 15%.

Guardando al futuro, Inwit una volta integrate le 11mila torri di Vodafone (che saranno trasferite in una scatola societaria sotto Vodafone Europe, per essere poi quotate alla borsa di Londra), pagate 2,14 miliardi (in contanti per il 42%-43%, il resto con proprie azioni con 360 milioni di titoli da emettere in aumento di capitale riservato alla stessa Vodafone) andrà alla ricerca di un partner finanziario che consenta a Telecom Italia e Vodafone di ridurre il proprio impegno (inizialmente i due partner saranno soci entrambi al 37,5% in Inwit) al 51% complessivo.

Un riequilibrio del peso azionario dei due partner, che coprono l’80% degli affitti delle torri di Inwit, che implica la cessione di circa un 10%-11% a testa, percentuale che ai valori attuali significa 540-550 milioni di incasso per ciascuna delle due società. Il candidato ideale per rilevare il 20% almeno di Inwit pare poter essere un fondo infrastrutturale (si è già fatto il nome di Macquarie).

Il giudizio degli analisti su Inwit

Nel frattempo gli analisti hanno apprezzato i risultati dei nove mesi, chiusi con un utile netto “reported” di 98,9 milioni di euro, con un’incidenza sui ricavi pari al 33,8% e un debito netto di 731 milioni (-2% rispetto a fine giugno). Risultati nel complesso in linea con le attese che hanno portato Equita Sim, che si attende dal prossimo anno un’accelerazione sul fronte dei ricavi del 6% e dell’8% in termini di Ebitda grazie gli impegni contrattuali di Tim e Vodafone, a confermare il proprio “buy” ma migliorare il target price a 10,5 euro per azione.

Quanto al quadro tecnico, il titolo sembra inserito in un trend discendente di brevissimo, tanto che alcuni broker consigliano di approfittare delle prossime sedute per iniziare ad accumulare il titolo a prezzi in calo. Il trend a breve e a medio termine è a sua volta moderatamente ribassista come conferma il calo delle quotazioni sotto la media mobile lenta, mentre il trend secondario è neutrale e compatibile con un possibile esaurimento del flusso di vendite nel corso delle prossime sedute. Limitate indicazioni tecniche vengono dallo stocastico, ancora vicino a valori di ipercomprato, mentre l’indicatore di forza relativa (Rsi), più reattivo, si è già riportato nella parte bassa della banda d’oscillazione ma resta a distanza dall’ipervenduto.

Così i primi obiettivi in caso di recupero di forza del titolo sono segnalati in area 9,28-9,30 euro per azione, mentre al ribasso in caso di ulteriore debolezza delle quotazioni si suggerisce di fare attenzione ai supporti in area 8,78-8,77 e poi eventualmente a 8,67-8,65 euro. Se poi il titolo tenesse i 9,2 euro anche in chiusura potrebbe scattare una nuova strategia rialzista (con stop loss in area 8,45-8,50 euro) con target individuabili a 9,80-10 euro per azione.

L’andamento di Inwit a Piazza Affari negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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