Pramerica Sgr: mercati verso una nuova normalizzazione

A cura del Team Investimenti di Pramerica Sgr

Dal punto di vista economico e politico, nelle ultime settimane si sono verificati alcuni eventi importanti che hanno avuto effetti sui mercati. Per quanto concerne la politica monetaria, le principali banche centrali hanno agito e hanno implementato nuove misure di carattere espansivo. Le loro azioni si sono svolte all’interno di un contesto nel quale gli sviluppi geopolitici sono stati positivi; una sincronia che non si è sempre registrata nel corso dell’anno.

Sul fronte della Brexit i recenti sviluppi, con l’accordo trovato fra Boris Johnson e la Ue, dovrebbero avere risvolti positivi sui mercati. Per quanto concerne la guerra commerciale fra Usa e Cina, è parso chiaro a entrambi i Paesi che un accordo onnicomprensivo di tutte le problematiche non fosse possibile in questo momento e fosse più utile provare a dividere in più fasi quello che doveva essere l’accordo finale. La dinamica economica, finito il periodo di rallentamento nei dati, ha poi registrato una fase di stabilizzazione. Questo elemento, unito alle azioni delle banche centrali e agli sviluppi positivi nel contesto politico, ha rafforzato le prospettive di un’economia che si conferma in “rallentamento controllato”.

In questo contesto si sono registrati impatti positivi sui mercati: i listini azionari in Europa e negli Usa hanno segnato nuovi massimi; i mercati obbligazionari hanno evidenziato una salita dei rendimenti per due mesi consecutivi (evento che non si vedeva dagli inizi del 2019); sui mercati valutari il dollaro, dopo una prima fase di apprezzamento, è tornato sui livelli già visti a settembre e a maggio. In pratica sui mercati si è assistito ad una sorta di “normalizzazione” dopo i timori che la trade war e la Brexit potessero avere impatti molto negativi sul quadro di crescita, andando a controbilanciare gli effetti positivi derivanti dalle azioni delle banche centrali.

Gli impatti sulle principali asset class

Fino a fine anno non ci dovrebbero essere nuovi interventi espansivi da parte delle principali banche centrali e non dovremmo assistere a ulteriori sorprese positive dal punto di vista politico. Queste considerazioni ci portano ad attuare dei cambiamenti tattici all’interno dei portafogli.

In particolare, per ciò che attiene l’investimento azionario, nella prima parte di novembre i nuovi massimi di mercato dovrebbero rappresentare la parte alta del trading range che, molto probabilmente, caratterizzerà i listini fino al termine dell’anno, con la parte bassa rappresentata dai minimi di ottobre. Visto che il raggiungimento di questi valori è molto vicino e che non dovrebbero registrarsi nuove sorprese positive fino al termine dell’anno, appare opportuno ridurre in maniera significativa l’investimento nell’asset class azionaria.

Per quanto concerne l’asset class obbligazionaria, l’approccio non cambia e viene mantenuta una duration molto bassa. L’idea di fondo è che ciò non sia in contraddizione con un mercato azionario che tende a stabilizzarsi, poiché la correzione sarà, comunque, contenuta e non tale da generare un nuovo flusso di investimenti verso l’obbligazionario, determinando una forte discesa dei rendimenti.

Relativamente alle valute, viene confermata la sottoesposizione al dollaro e allo yen. L’euro, infatti, dovrebbe beneficiare della convergenza fra le dinamiche di crescita mondiali e della contrazione del rischio di trade war, nonché di un miglioramento dal fronte della Brexit.

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