Nexi studia come fare affari con Intesa Sanpaolo

Nexi sotto i riflettori da alcuni giorni, col titolo che a Piazza Affari ha guadagnato il 6,8% nell’ultima settimana e ancora stamane ha aperto in rialzo arrivando a superare i 10 euro di picco intraday prima di rallentare leggermente. Motivo di tanto interesse sono i colloqui in corso con Intesa Sanpaolo, confermati da entrambe le parti: secondo le prime indiscrezioni oggetto dei colloqui sarebbe stata la possibile cessione del business “acquiring” (le attività di collegamento dell’esercente coi network di pagamenti) di Intesa Sanpaolo.

Il business si stima valga tra i 2 e i 3 miliardi di euro e Nexi, che nel 2016 aveva già rilevato dalla banca per 1 miliardo di euro il ramo di attività tecniche di “processing” (ossia la gestione tecnica delle transazioni di pagamento), che generavano 170 milioni di ricavi annui con un Ebitda di 80 milioni, sembrerebbe intenzionata a pagare non in contanti ma tramite titoli propri. La soluzione potrebbe essere congeniale anche a fornire una prima exit ai fondi azionisti di Nexi (Bain Capital, Advent e Clessidra, oggi al 60% complessivo del capitale), riducendo così il rischio di overhang sul titolo.

C’era però un problema evidente: avendo Nexi una capitalizzazione di circa 6 miliardi, l’apporto di asset per un controvalore fino a 3 miliardi avrebbe comportato dover girare a Intesa Sanpaolo attorno al 30%-33% del capitale di Nexi post-apporto. Una soglia che avrebbe fatto scattare per la banca guidata da Carlo Messina l’obbligo di Opa, ipotesi subito smentita dalle due società. In una successiva nota Nei ha precisato che i contatti preliminari avviati per valutare eventuali operazioni volte ad estendere la partnership già esistente con Intesa Sanpaolo (in seguito all’acquisizione del 2016 Intesa Sanpaolo ha siglato con Nexi un contratto di servizio decennale) non hanno finora definito alcun progetto nè di natura industriale nè di natura finanziaria.

La soluzione potrebbe essere effettuare un pagamento misto, in cassa e titoli, restringendo il perimetro di attività rilevate a solo una parte del business attualmente gestito da Intesa Sanpaolo così da sborsare attorno a un altro miliardo di euro e non dover girare alla banca oltre il 20% del capitale di Nexi. Secondo Equita Sim una simile soluzione sarebbe apprezzata dal mercato in quanto avrebbe il pregio di dare a Nexi accesso diretto ai merchant, riducendo il rischio di pricing sui contratti in essere.

Difficile ovviamente valutare l’operazione non essendo ancora noto il perimetro oggetto di conferimento (specie dal lato personale e costi), anche se gli analisti stimano un aumento dell’utile per azione attorno al 6%, a patto che: il business acquiring di Intesa Sanpaolo generi ad oggi 150 milioni di Ebitda, che tale business venga valutato ad un multiplo pre-sinergie simile a quello di Nexi (15 volte ossia 2,2 miliardi complesivi); che la banca conferisca il 50% di tale business a Nexi ricevendo azioni e cassa così da mantenere la leva finanziaria invariata; che ci siano sinergie per almeno 40 milioni.

Il giudizio degli analisti su Nexi

Al momento il consenso è ampiamente favorevole a Nexi, che può contare su 7 giudizi positivi, 5 neutrali e solo uno negativo, con un prezzo obiettivo medio pari a 10,47 euro, a fronte di un utile per azione 2019 stimato pari a circa 218 milioni ante imposte ossia 34 centesimi per azione (il titolo tratta dunque circa 29 volte l’utile per azione atteso). Anche gli analisti tecnici sono ottimisti e parlano di un trend di brevissimo/breve periodo fortemente rialzista e comunque moderatamente rialzista anche a medio e lungo termine.

Le prime resistenze dove il rialzo potrebbe fermarsi in giornata sono individuate a 10,15-10,16 euro per azione, mentre in caso di storno delle quotazioni i supporti più immediati sono segnalati in area 9,71 euro e poi, in caso di ulteriore debolezza, sui 9,63 euro per azione. L’unica incertezza viene dall’analisi dei volumi di scambio, che non hanno seguito nelle ultime sedute l’ascesa dei prezzi e sono anzi calati segnalando una possibile stanchezza che potrebbe portare a uno storno tecnico. Analoghi segnali vengono dallo stocastico e dall’indicatore di forza relativa (Rsi), entrambi in ipercomprato. Visto la solidità del trend primario e l’interesse mostrato dal mercato per il business della gestione dei pagamenti digitali, gli investitori più aggressivi potrebbero peraltro sfruttare eventuali cali momentanei delle quotazioni per entrare con maggiore decisione sul titolo in vista di futuri rimbalzi e del superamento dei target al momento individuati dal mercato e che non tengono conto di nuove acquisizioni e relative sinergie.

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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