Outlook 2020, crescita e banche centrali spingono il debito emergente

A cura di Anisha Goodly, Emerging Markets Portfolio Specialist di Tcw

Siamo cautamente ottimisti sulle prospettive del debito emergente per la rimanente parte dell’anno e per i mesi successivi.

Dal punto di vista tecnico, il ciclo stagionale tende a essere favorevole per i rendimenti degli asset rischiosi negli ultimi mesi dell’anno. Con uno spread dell’indice JPMorgan Embi Global Diversified Index a 328 punti base, il debito sovrano emergente denominato in dollari è una delle poche asset class obbligazionarie che scambia con spread in prossimità della media storica.

Anche se l’outlook di crescita rimane incerto, il contesto globale nel 2020 dovrebbe essere moderatamente favorevole per il debito dei mercati emergenti. La crescita globale migliorerà leggermente nel 2020 da un punto di vista ‘anno su anno’ e vi sono maggiori probabilità che sorprenda al rialzo piuttosto che al ribasso. Ciò è messo in evidenza dai segnali di ripresa che si stanno già registrando nell’Unione Europea e in Giappone e dagli indicatori economici che stanno iniziando a sorprendere in positivo in diverse economie emergenti, specialmente in America Latina.

Ciononostante, le principali banche centrali rimarranno caute e orientate all’allentamento. Questo atteggiamento più accomodante potrebbe prolungare il contesto attuale di tassi bassi nel medio periodo, e ciò continuerà a far confluire capitale nelle asset class a maggiore rendimento, tra cui il debito emergente. Questa situazione dovrebbe anche fornire alle banche dei mercati emergenti lo spazio di manovra necessario per implementare misure a favore della crescita, soprattutto con l’inflazione che rimane relativamente contenuta.

Incognite geopolitiche

I rischi geopolitici rimarranno probabilmente elevati e complicheranno l’outlook per il 2020, ma potrebbero esservi miglioramenti in alcune delle questioni più importanti, come la Brexit e la guerra commerciale Usa-Cina.

Per quanto riguarda la trade war, pur non aspettandoci che vi sarà un accordo commerciale significativo o concessioni importanti da nessuna delle due parti, crediamo che una sorta di ‘congelamento’ del conflitto sia sempre più probabile. Il nostro scenario di base prevede la firma di un accordo commerciale ‘Fase 1’ limitato tra Usa e Cina, che dovrebbe fermare l’escalation e che potrebbe comprendere una leggera riduzione dei dazi esistenti.

È probabile che l’introduzione dei nuovi dazi prevista per il 15 dicembre venga rimandata se un accordo non sarà stato raggiunto per quella data. Allo stesso tempo, c’è il rischio non trascurabile di un’ulteriore escalation data la riluttanza da parte della Cina a impegnarsi in acquisti di beni agricoli su larga scala da un lato e da parte degli Usa a ridurre i dazi in modo significativo dall’altro. In aggiunta, vi è il tema delle leggi statunitensi relative a Hong Kong: sebbene sia improbabile che esse facciano naufragare l’accordo, si tratta di un esempio delle questioni al di fuori della vicenda commerciale che potrebbero complicare la situazione.

Se vi fossero segnali di una ripresa più ampia della crescita globale – specialmente in Cina e in Europa – e/o di un calo dei principali rischi geopolitici, il debito emergente in valuta locale potrebbe rappresentare un’opportunità interessante nel 2020, se si considera che le valute emergenti scambiano in prossimità dei minimi storici rispetto al dollaro. Nel frattempo, i rendimenti del debito emergente saranno spinti principalmente dal carry.

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