Si trascinano i mercati

Dopo un breve scorcio di correzione del rischio in finire di settimana, ci ritroviamo di fronte a mercati fondamentalmente invariati e che continuano la lenta marcia quotidiana verso… verso… verso cosa ci chiediamo? La risposta adesso è semplice: si stanno trascinando giorno per giorno in attesa di capire da che parte vogliano andare e in attesa di ricominciare a trovare relazioni con l’economia reale che, ahinoi, stentano ad arrivare.

Ed i motivi sono presto spiegati. In una fase di uscita dalla recessione come quella attuale i timori la fanno da padrone e l’unica cosa che potrebbe far cambiare le cose è il ritorno di fiducia che spingerebbe le imprese ad assumere persone facendo così ripartire la macchina economica, a partire dai consumi privati. Alla fin della fiera, se non si compra, non si va da nessuna parte. Se a questo aggiungiamo il fatto che le exit strategies sembrano ancora essere un miraggio e che le varie Banche Centrali, a parte qualche rara eccezione (Nok, Aud), continuano a ripetere le stesse cose da mesi, gli spiragli di luce, attualmente, sono davvero pochi, sempre che ce ne siano.

Ed in tutto ciò, chi si aspettava che venisse fuori qualcosa di buono (yuan che si rivaluterà) dalla visita di Obama in Cina, è stato puntualmente disilluso. Anzi, il concetto espresso fin’ora è stato che la stabilità dello yuan contro il dollaro americano durante la crisi finanziaria, ha contribuito alla global recovery e per continuare su questa strada è necessario creare un ambiente prevedibile in termini macroeconomici e di rapporti di cambio. Cose che avremmo potuto scrivere prima di assistere ai primi incontri Cina-Usa di questo week end.

Cominciamo a parlare di analisi tecnica, dove abbiamo ben chiaro nella mente i livelli che il cambio eurodollaro deve oltrepassare per spostarsi dalla tranquillità degli ultimi giorni. Ancora una volta attenzione a 1.5030/1.5060 e al supporto di 1.4820, il minimo della passata settimana e livello quasi perfettamente coincidente con l’oramai nota trendline ascendente dal minimo di marzo scorso.

UsdJpy – grafico 60 min

Cerchiamo di trarre spunto da un grafico orario per ricercare livelli di un ipotetico cambiamento sul UsdJpy. La trendline discendente dal massimo di fine ottobre potrebbe fare al caso nostro, in quanto fedelmente rispettata da più di tre settimane di scambi: per la giornata di oggi il livello superiore si trova a 90.40, per cui attenzione ad un eventuale breakout. Come livello di supporto continuiamo a pensare all’area compresa fra i due minimi del 1 e 12 novembre, quindi 89.20-30.

Utilizzando il medesimo timeframe, ma con il cable, ipotizziamo un’area di resistenza al nuovo spunto rialzista nei pressi di 1.6790.

1.02 e 1.0035 sono, invece, rispettivamente la resistenza ed il supporto (granitico aggiungeremmo…) del cambio UsdChf.

Nella notte abbiamo assistito ad un interessante tentativo dell’eurofranco di giungere sino a 1.5080, salvo poi ritornare stabile su livelli di 1.51 figura. In questo caso, sino a nuovi commenti o interventi diretti, non è prevista volatilità sul cambio.

Avrete notato una certa ripetizione dei livelli negli ultimi giorni, ebbene ci tocca ripeterci ancora una volta sul cambio EurGbp. Siamo in attesa che il mercato scelga una direzione precisa con la rottura del supporto a 0.89 figura oppure della resistenza a 0.9060.

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