Trump, più dazi per tutti: Italia potenzialmente a rischio

Il presidente Usa Donald Trump ha annunciato in un tweet la reintroduzione dei dazi sull`acciaio e alluminio in arrivo da Brasile ed Argentina. Gli analisti di Equita hanno analizzato l’impatto per Tenaris: attualmente è in vigore una quota sull’import di tubi in Usa dall’Argentina (pari a circa 148mila tonnellate). “Ci aspettiamo un impatto limitato in termini di maggiori costi per Tenaris, in quanto riteniamo che la società potrà in gran parte compensare le tonnellate in arrivo dall’Argentina con il nuovo impianto di Bay City e altri impianti (Messico, Canada). Non ci aspettiamo un impatto positivo sul prezzo dei tubi per effetto dei dazi, alla luce di uno trend in termini di rig-count US ancora debole”, scrivono gli anlisti.

Inoltre l`amministrazione Trump minaccia dazi aggiuntivi fino al 100% su selezionate categorie di beni francesi in risposta alla digital tax introdotta dalla Francia. Le categorie impattate sono principalmente yogurt e formaggio, prodotti di bellezza, borse e vini mossi (come lo Champagne). Verrebbero quindi colpite le aziende del lusso francesi (come Lvmh e Kering, con 24% e 20% di fatturato Usa rispettivamente).

Anche Italia, Austria e Turchia, che hanno allo studio iniziative simili alla digital tax francese, sono a rischio di minacce all`import dello stesso tenore. Nel caso venissero colpite le stesse categorie di beni, per gli analisti di Equita sarebbero potenzialmente impattati i marchi del lusso italiani (che in media ricavano quasi 20% del fatturato in Usa, da un minimo dell’8% di Tod’s a un massimo del 32% di Brunello Cucinelli.

E’ presumibile che l’aumento delle tariffe verrebbe in gran parte ribaltato sui prezzi di vendita; questo potrebbe dare fastidio in un contesto di consumi del lusso sul mercato Usa poco brillante, anche se potrebbe essere in parte recuperato con uno spostamento di flussi di acquisto sull’Europa. Altre aziende che potrebbero essere colpite dai dazi, secondo gli analisti, sono EssilorLuxottica (“stimiamo che esporti montature in Usa per un un 5% dei ricavi, in parte dall’Italia  e in parte dalla Cina), Zignago (indirettamente), Masi (“stimiamo che meno del 10% del fatturato derivi dall’export negli Usa) e Guala Closures (indirettamente).

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