Si vende in case di vetro

di Matteo Chiamenti

Già, perché dai meccanismi insiti nel risparmio gestito dipendono i risultati, se poi si sta parlando nello specifico di etica, quei risultati si trasformano in fiducia. Ebbene la risposta che ci sentiamo di dire è “sì, ma alcuni non l’hanno capito”. Perché la figura che va affermarsi, quella del risparmiatore responsabile, non è fa comodo a tutti, come ci racconta Luigi Santovito, area manager con approfondita esperienza sulla tematica.
“Il discorso sul cambiamento della finanza e sulla sfida che le imprese si troveranno ad affrontare per riguadagnare la fiducia dei consumatori e per conquistarne di altri porta inesorabilmente a tracciare il nuovo profilo di cliente/consumatore che la crisi ha fatto emergere e che si sta sempre più imponendo creando panico tra le direzioni marketing: il consumatore sensibile alle tematiche sociali e ambientali con un appiglio etico al denaro, una sorta di super consumatore che da ruolo passivo degli ultimi anni, spesi ad ingurgitare pubblicità di tutti i tempi, proposte finanziarie indecenti, ecc.., passa ad ruolo pro-attivo proteso a decidere quale prodotto premiare, quale soddisfi realmente i suoi bisogni e cosa si aspetti di ricevere nell’immediato futuro”.
Viene da chiedersi a quanto corrisponda la platea di consumatori di nuova generazione e quali sono i criteri che ne identificano la specie. A ridosso di queste nuove possibilità di scelta si apre il dibattito sul rapporto qualità/prezzo, sui mark up applicati a certi beni, sulle politiche energetiche e sullo stato di tecnologia dei prodotti in vendita. L’impotenza raggiunge l’apice quando il cliente si trova tempestato di promozioni, sms, telefonate da call center, inviti a spedire cartoline o moduli precompilati per ricevere omaggi, premi, esclusive: tutte misure studiate per consolidare la base e strappare clienti alla concorrenza.
“Questa guerriglia – continua Santovito – si traduce in clienti raggirati, violazioni della privacy, forzature delle normative, col risultato che il tutto da poco tempo a questa parte trova ampia pubblicizzazione da parte degli organi preposti al controllo, dai media, dalle associazioni di categoria e consumatori varie naturalmente negativa. Lo stereotipo di consumatore sembra essere quello che, tra le varie caratteristiche di prodotto o di azienda proponente, si colloca in mezzo, quasi a non volersi schierare e pertanto concedere gratuitamente punti di riferimento a chi, fino al giorno prima, era ben lieto di accontentare il cliente col sorriso sulle labbra per poi procurargli dolori subito dopo. Questo mutamento forte che in paesi extra Ue ha conosciuto una forte affermazione, stenta in Italia per fattori socio-demografici caratteristici: età media, alfabetizzazione informatica, qualità infrastrutturale, clientela storicamente legata a marchi/distributori da vincoli familiari”.

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