Ires, il governo prevede un incremento del 3% per 3 anni per le attività in concessione

Il governo ha presentato un emendamento alla legge di Bilancio che sostituisce il limite al 1% degli ammortamenti finanziari per le compagnie austostradali. Il nuovo emendamento prevede un incremento dell’Ires di 300 punti base per il periodo di tassazione 2019-21 per tutte le attività in concessione.

In particolare, sottolineano gli analisti di Equita, sono interessate le società che gestiscono autostrade, aeroporti, porti, sfruttamento di acque minerali, power generation (ipotizziamo le società idroelettriche), distributori di energia elettrica, ferrovie e società radiofoniche e tv.

Nel 2015 una norma simile che prevedeva un’addizionale del 4% per tutte le società del settore energetico fu giudicata incostituzionale, ma in questo caso il governo sta introducendo l’addizionale per le società che operano su concessioni ministeriali e quindi andrà verificato come interpreterà la Corte Costituzionale (se ci saranno ricorsi) lo status di queste società.

La relazione tecnica del governo prevede un risultato pre-tax di 12,3 miliardi dei soggetti colpiti dalla maggiorazione dell’imposta con un maggior gettito di 370 milioni annui, che nel 2020 salirà a 647 milioni perché dovranno essere versate dalle società anche le imposte relative al 2019.

L’impatto sulle società quotate

Per calcolare i potenziali impatti sugli utili, nel caso delle utility gli analisti di Equita hanno assunto che l’applicazione della maggiore imposta si riferisca solo agli utili attesi nalla “Distribuzione Elettrica” e nella “Produzione Hydro” (business in concessione), attendendosi un impatto annuo (doppio in termini di cash sul 2019) di circa 50-60 milioni annui per il gruppo Atlantia (pari a circa il 3-4% dell’utile netto adj.), di 70 milioni per Enel (1-2% dell’utile) e del 3% sugli utili di Astm.

Per le altre utilities stimano un impatto fra l’1 e il 2% degli utili per Erg, Hera, Iren, A2a e Acea. Snam, Italgas, Terna, Falck e Asc non sarebbero impattate da questa norma.

La notizia è negativa, commentano gli analisti, “perché crea incertezza sul settore utility, dall’altro lato il fatto che l’impatto sia limitato a 3 anni e non sia in perpetuity riduce potenzialmente l’impatto sulla valutazione, se la maggiore tassazione fosse considerata come un one-off”.

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