Continua il profit taking

Per il momento sembra essere una fase correttiva, con lo S&P 500 che si mantiene intorno a 1.100 punti e che mostra le prime resistenze in area 1.120/1.160. Petrolio ed oro continuano la propria corsa (il motivo fondamentale è che sono attività che da un po’ di tempo a questa parte sono tra le più remunerative che si possano trovare sui mercati) e si trovano rispettivamente intorno agli 80 dollari al barile (se arriviamo a 80.50 potrebbe verificarsi una formazione a bandiera rialzista che lo potrebbe portare a 82.50) e 1.143 dollari/oncia. Ieri sono stati pubblicati i dati relativi all’inflazione americana di ottobre che è salita maggiormente rispetto alle aspettative (-0.3%) ma che fa registrare comunque un -0.2%, comunque meno preoccupante del precedente -1.3% relativo a settembre.

Rilasciate anche le rilevazioni sulle Housing Starts: 529k unità rispetto alle 600k stimate dal mercato, lasciando così sul campo un -10.6% in ottobre. Attenzione oggi alle release di Jobless Claims e del Philadalphia Fed, attesi rispettivamente a 502k (in linea con il precedente) e a 12, rispetto all’ultimo 11.5. Interessante anche la pubblicazione delle minute della Bank of England, che ha mostrato uno split all’interno del Board, con alcuni membri che hanno votato per un rialzo di 25 miliardi di sterline per il piano di QE, con un membro a votare un aumento degli aiuti più consistente (50 bil) e con il resto a votare per un niente di fatto: la sterlina ha perso terreno in seguito a questa indecisione in quanto il mercato non è stato in grado di interpretare se tutto ciò sia una cosa buona o meno per l’economia inglese.

Fondamentalmente pensiamo che se ci fosse stato un supporto di 25 bil votato all’unanimità, sarebbe stato un elemento pro pound (poichè ancora interpretato come “sostenibile” – anche se sul filo di lana – e necessario). Il fatto però che alcuni membri abbiano optato per non incrementare il QE e che addirittura uno avrebbe voluto il doppio del provvedimento hanno confuso gli investitori soprattutto sul versante sicurezza che con questi ultimi 25 miliardi si sarebbe arrivati alla fine degli stimoli e ci si sarebbe potuti concentrare gradualmente sulle exit strategies. Adesso pare quasi chiaro che non è ancora arrivato il momento.

UsdJpy – grafico 60 minuti

Passiamo all’analisi tecnica dove, un mercato più di attesa del solito, ci obbliga, nostro malgrado, a ripeterci.
Cominciamo dal più conosciuto eurodollaro dove notiamo un livello di prezzo attuale esattamente equidistante dai due livelli chiave di 1.48 figura e 1.5060. Si è venuto a creare, successivamente al massimo registrato ieri, un nuovo livello di resistenza di breve a 1.4990 ma la resistenza osservata da un mese, a 1.5060, è il vero livello da abbattere.

Forse abbiamo cantato vittoria troppo presto, ieri mattina, per il superamento a ribasso del livello di supporto ad 89 figura del dollaro yen. Dopo due giornate di trading il cambio infatti non è più riuscito a confermare la rottura rimanendo al di sopra di quest’ultimo. Continuiamo ad ipotizzare uno scenario ribassista, sino almeno ad una rottura definitiva della resistenza di 90 figura.

Nella seconda parte della giornata di ieri abbiamo assistito ad un generale indebolimento della sterlina.

Il cable ha oltrepassato a ribasso il supporto di 1.6750, che ora diviene chiaramente livello di resistenza, arrivando al di sotto di 1.67. Un grafico orario ci aiuta a comprendere come possa divenire ora livello di supporto, per la giornata, l’area di 1.6670.
In discesa anche il cambio GbpJpy, sui minimi da una settimana a questa parte. In questo caso il supporto di giornata è posizionato a 148.25, il minimo del 12 novembre scorso supportato nella scelta da uno stazionamento degli stocastici, sia di breve che di lungo, in territorio di ipervenduto.

Terminiamo con il cambio EurGbp, in risalita dal minimo di 0.8840 di due giorni fa. Mantenendo proprio questo come livello di supporto possiamo individuare uno spazio di risalita del cambio sino alla resistenza di 0.8990.

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