Borse, Axa IM: un 2020 in frenata e un 2021 a rischio recessione

Sui mercati finanziari quello che ci aspetta è un 2020 a due facce: nella prima metà un nuovo massimo delle Borse, sull’onda dell’euforia che stiamo respirando in queste settimane, del disgelo nei rapporti Stati Uniti-Cina e di una Brexit su cui i mercati stavano scontando scenari fin troppo negativi. Poi però, nella seconda metà dell’anno, il rallentamento economico e i timori di recessione torneranno ad agitare i mercati. Questo l’outlook di Axa IM Research, che riserva le sorprese maggiori per l’anno successivo, il 2021, allontanandosi molto dalle previsioni generali degli altri asset manager.

Sì perché sarà proprio nel 2021 che il gioco si farà duro. Per gli Stati Uniti, Axa IM prevede una crescita dello 0,8% (contro l’1,9% del consensus generale): quindi una sostanziale stagnazione, con un incremento medio trimestrale del Pil di appena lo 0,2%, che può rapidamente trasformarsi in una leggera recessione.

“Il rallentamento della crescita fino a una semi-stagnazione e la mancanza di nuovi strumenti e soluzioni di politica economica rappresenterà il tema e il problema dei prossimi anni”, sottolinea Alessandro Tentori, Chief Investment Officer di Axa IM Italia. Quindi bene l’azionario per la prima parte del 2020, poi però i portafogli dovranno virare su posizioni più difensive, con più titoli di Stato di qualità e meno di Paesi emergenti, più dollari e meno azioni.

Paradossalmente, ma non troppo, gli effetti più pesanti della frenata statunitense non si sentiranno oltreoceano ma negli altri due grandi motori dell’economia mondiale. Ovvero in Cina, dove il Pil frenerà al 5,6% (dal 6,6% del 2018), anche perché le criticità e le inefficienze del sistema finanziario potrebbero amplificare il deterioramento del ciclo. Ma soprattutto il raffreddore statunitense potrebbe diventare una polmonite nell’Eurozona, dove l’outlook di Axa IM prevede una crescita di appena lo 0,5% nel 2021 (contro un consensus generale dell’1,3%) dopo lo 0,7% del 2020. La possibilità di una recessione è quindi molto alta anche nel Vecchio continente: il rischio è che, a nove anni dalla crisi del 2012, la giovane Eurozona si trovi di nuovo a lottare per la propria sopravvivenza.

Le possibili mosse dell’Eurozona in caso di recessione

In caso di eurorecessione, i problemi all’orizzonte sono soprattutto tre. “In primo luogo la Bce dovrà cercare di superare i limiti della sua politica monetaria – spiega Tentori – magari abbassando il target di inflazione: si tratta comunque di un processo lungo, e il pericolo è che la Banca Centrale Europea si trovi in una situazione di emergenza con la vecchia strategia”.

Il secondo problema, continua il Chief Investment Officer di Axa IM Italia, è che una recessione rischia di dare un nuovo slancio a partiti e movimenti anti-establishment, il che si tradurrebbe in una maggior fragilità della costruzione europea. “Il terzo nodo è legato ai Paesi più deboli, in particolare l’Italia: una recessione ha infatti un impatto negativo su entrate fiscali e avanzo primario, e il pericolo è che la sostenibilità del debito pubblico venga messa in discussione”.

Nel 2021 insomma rischiamo di poter rivivere il terribile 2012, con la differenza che alla presidenza della Bce non ci sarà più Mario Draghi con il suo “whatever it takes”, e che gli strumenti di politica monetaria non convenzionali sono già stati largamente utilizzati. La Bce ha ancora margini di manovra, ma il pericolo è che prima o poi i mercati mettano in discussione l’efficacia delle sue misure. E non c’è cosa peggiore di una crisi di fiducia delle Borse nella banca centrale.

Il nodo di una soluzione europea

Come se ne esce? “La palla dovrà passare ai Governi, con una soluzione europea, non con aiuti Paese per Paese come in passato”, spiega ancora Tentori. “Proprio per questo è iniziato un dibattito sull’unione bancaria e monetaria, ma sul tassello della garanzia dei depositi siamo ancora lontani da una soluzione: non c’è ancora un concetto di condivisione del rischio tra Paesi, come mostra il recente dibattito sul Meccanismo europeo di stabilità”.

Mentre per gli Stati Uniti un’eventuale recessione nel 2021 sarebbe breve e in fondo salutare dopo il record di dodici anni di crescita ininterrotta, nell’Eurozona potrebbe durare più a lungo e aumentare la fragilità del sistema. Il nodo più importante da sciogliere è quello del legame perverso tra il debito pubblico e le banche. “Un circolo vizioso che si spezza solo in due modi: dal lato bancario con una condivisione del rischio e una diversificazione dei portafogli dei titoli di Stato, e dal lato governativo con un rafforzamento del sistema cha passa attraverso emissioni uniche di titoli di Stato, i famosi ‘eurobond’, e magari con un ministro delle Finanze europeo. Ma questa è fantafinanza. Almeno per il momento”.

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