Regno Unito, il rischio politico non finirà dopo le elezioni

“Dovremmo aspettarci una vittoria schiacciante del partito conservatore la mattina del 13 dicembre? Il YouGov Mrp, che è stato il sondaggio di maggior successo delle elezioni del 2017, attualmente prevede che i Tories siano in vantaggio di 68 seggi. Anche le nostre rilevazioni interne più caute stimano una maggioranza di 48 seggi per il partito conservatore. Prima di trarre conclusioni di investimento basate su queste previsioni, è opportuno esaminare quello che i sondaggi potrebbero non aver previsto per il giorno delle elezioni”. E’ quanto sottolinea Elliot Hentov, responsabile Policy Research di State Street Global Advisors.

I sondaggi potrebbero aver correttamente previsto due elementi, pur riservando qualche sorpresa. Le previsioni di affluenza alle urne potrebbero rivelarsi errate, come accaduto per il referendum del 2016, dove si era verificata un’ampia partecipazione di coloro che solitamente si astenevano dal voto, portando a una schiacciante maggioranza pro Brexit. I sondaggi potrebbero essere smentiti solo se il tasso di affluenza tra i giovani fosse superiore alla media e quello delle persone anziane risultasse inferiore a quanto stimato.

Un’altra sorpresa potrebbe essere rappresentata dalla divergenza geografica e dalla prevalenza di un voto tattico senza precedenti. Il voto tattico è infatti efficace solo quando c’è una cooperazione tra i partiti ma, viste le ostilità tra i laburisti e gli altri partiti a favore della permanenza del paese nell’Unione Europea, questa eventualità è ancora più remota.

L’alta probabilità che si verifichi una vittoria del partito conservatore ha creato un forte consensus di mercato che anticipa le future mosse politiche. Innanzitutto il Parlamento dovrebbe prima approvare senza intoppi il Withdrawal Agreement proposto da Boris Johnson e poi procedere all’uscita formale del Regno Unito dall’Unione Europea entro il 31 gennaio 2020.

Secondo Hentov, una maggior chiarezza nel breve termine potrebbe supportare la sterlina, che ha già superato la soglia di 1,30 rispetto al dollaro. “Sulla base della nostra ricerca sulle valute dei mercati emergenti – spiega – riteniamo che i mercati potrebbero registrare un altro modesto rimbalzo a seguito del risultato elettorale, anche se ampiamento atteso. Pertanto ci aspettiamo che una maggiore chiarezza sul fronte politico possa portare a un ulteriore apprezzamento fino a un massimo del 2% entro l’inizio del nuovo anno”.

Le prospettive per l’azionario Uk

Inoltre i mercati azionari del Regno Unito, che presentano una netta maggioranza di investitori stranieri, hanno registrato un rally in vista delle elezioni. “Anche in questo caso riteniamo che un risultato elettorale atteso non dovrebbe portare a un’inversione di tendenza, in quanto il contesto macroeconomico nel breve termine sarà probabilmente favorevole all’azionario e agli altri asset di rischio”, specifica l’esperto di State Street.

“In primo luogo ci saranno alcune misure di espansione fiscale. Successivamente una parte del premio di incertezza legato alla Brexit potrebbe venire meno, contribuendo così a sbloccare almeno una parte degli investimenti inattivi. A seguito del referendum del 2016 gli investimenti da parte delle imprese hanno subito un brusco arresto. Anche se non ci sarà un ritorno ai livelli pre-referendum, nel 2020 assisteremo a un trend positivo per gli investimenti, soprattutto per le imprese orientate al mercato interno“, aggiunge Hentov.

Infine le forze macroeconomiche globali dovrebbero contribuire a sostenere la domanda esterna, grazie alle continue iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali globali e alla ripresa dei principali partner commerciali, come la Germania, dopo i minimi del 2019. “A nostro avviso – continua l’esperto – un tasso di cambio stabile o leggermente in crescita dovrebbe anche consentire alla Bank of England di mantenere invariati i tassi per il primo semestre dell’anno prossimo, offrendo un contesto generalmente favorevole all’azionario britannico”.

Tuttavia l’incertezza della Brexit è ancora all’orizzonte. “La mancanza di chiarezza sulle relazioni commerciali a lungo termine con l’Unione rischia di ritardare il momentum positivo che si verificherebbe nel nuovo anno. Se da un lato ci aspettiamo una proroga del periodo di transizione oltre il 2020, dall’altro c’è comunque la possibilità di un’evoluzione improvvisa verso un accordo di libero scambio entro la fine del prossimo anno. In breve, il rischio politico del Regno Unito non è destinato a scomparire dopo queste elezioni“, avverte Hentov.

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