Quaderni FinTech Consob: Consulenza Finanziaria e Robo Advice

Consob ha pubblicato il Quaderno Fintech numero 6 dal titolo Valore della consulenza finanziaria e robo advice nella percezione degli investitori. Evidenze da un’analisi qualitativaNella collana dei Quaderni FinTech sono raccolti lavori di ricerca relativi al fenomeno «FinTech» nei suoi molteplici aspetti al fine di promuovere la riflessione e stimolare il dibattito su temi attinenti all’economia e alla regolamentazione del sistema finanziario.

Lo studio, realizzato dalla Consob in collaborazione con l’Università Roma Tre e l’Università LUMSA, effettua un’analisi qualitativa delle percezioni degli investitori riferite al valore della consulenza e, più specificamente, del robo advice.

I contenuti e le modalità di prestazione del servizio di consulenza in materia di investimenti sono in forte evoluzione sotto l’impulso di innovazioni sia tecnologiche sia regolamentari. In particolare, l’applicazione della tecnologia ai servizi finanziari ha dato avvio al fenomeno della consulenza automatizzata (robo advice), resa attraverso piattaforme digitali e mediante algoritmi che rilasciano raccomandazioni di investimento, riferite a operazioni relative a strumenti finanziari (o portafogli di strumenti finanziari) e presentate come adatte alle caratteristiche di uno specifico cliente.

La consulenza automatizzata (robo advice) viene spesso indicata come un fenomeno potenzialmente in grado di colmare il cosiddetto advice gap, ossia in grado di raggiungere l’ampia fascia di investitori underserved o che non riescono ad accedere al servizio perché hanno un patrimonio basso ovvero perché il prezzo di offerta è superiore alla loro disponibilità a pagare. Il modello di servizio proposto da un robo advice, prevedendo tipicamente soglie patrimoniali di accesso e costi più contenuti rispetto alla consulenza tradizionale, potrebbe risultare attrattivo per gli investitori a patto che essi siano disposti a investire tramite una piattaforma digitale.

Il Quaderno si propone di fornire un contributo al dibattito attraverso un’analisi qualitativa delle percezioni degli investitori in merito al valore della consulenza e, in particolare, del robo advice al fine di individuare i fattori che possono alimentare l’accettazione della tecnologia e la propensione a usare il canale digitale. L’analisi si fonda sulle evidenze di due focus groups, che si differenziano per l’intensità e la regolarità delle relazioni con il consulente finanziario, e quattro interviste individuali in profondità.

Con riferimento ai partecipanti ai focus groups, i fattori di stimolo della domanda potenziale di robo advice sono riconducibili a tre livelli di percezione riferibili rispettivamente alla sfera attitudinale, emotiva e razionale. Con riferimento al livello attitudinale, la maggior parte dei partecipanti ai focus groups esprime curiosità e apertura a valutare l’innovazione. A livello emozionale, tuttavia, l’attrattività del servizio digitale viene indebolita da diversi fattori: la mancanza di un riferimento umano stabile nel tempo; la paura di dover decidere in autonomia; la preoccupazione di perdere il controllo del processo legata anche all’insicurezza dettata dalla bassa cultura finanziaria; i timori connessi alla sicurezza informatica e al trattamento dei dati sensibili. A rafforzare l’interesse nella novità interviene, invece, la valutazione razionale delle caratteristiche del servizio. Soprattutto i soggetti più sofisticati o delusi dalle esperienze precedenti attribuiscono al robo advice svariati vantaggi legati a: oggettività del consiglio, in contrapposizione alla discrezionalità della raccomandazione proposta da un consulente umano; continuità nel monitoraggio automatizzato del portafoglio; «democraticità», a fronte delle più favorevoli condizioni di accesso in termini di soglie patrimoniali minime e costi; comodità della user experience, declinata anche rispetto alla possibilità di gestire il processo decisionale senza dover mediare con le pressioni talvolta percepite nella relazione con il consulente.

Con riferimento ai clienti del robo advisor, i fattori più apprezzati sono il carattere innovativo della consulenza automatizzata, soprattutto nel caso di insoddisfazione delle esperienze di investimento pregresse, l’oggettività dell’algoritmo e l’accessibilità delle piattaforme online.

Nel complesso, quindi, le opinioni espresse dai partecipanti all’indagine sembrano convergere su alcuni fattori chiave che già alimentano ovvero possono alimentare la domanda di robo advice. Un altro elemento che accomuna tutti gli intervistati (sia i partecipanti ai focus groups sia gli investitori delle interviste in profondità) è la preferenza per il modello ibrido di consulenza automatizzata, che coniuga il canale digitale con l’assistenza di un consulente umano. La possibilità di continuare a interagire con un professionista ‘fisico’ in caso di necessità rassicura chi non è utente di robo advice e permette a chi lo è già di sperimentare la novità, senza necessariamente abbandonare (almeno in una prima fase) l’istituto bancario/il consulente di riferimento.

L’indagine ha fornito ulteriori evidenze di interesse anche per possibili implicazioni in termini di consumer protection, in generale, e di educazione finanziaria, in particolare. Per quanto riguarda il processo decisionale, si conferma il ruolo chiave di euristiche come la fiducia nel sistema finanziario, la propensione alla contabilità mentale e l’attitudine al disposition effect (ossia la tendenza a mantenere troppo a lungo in portafoglio titoli in perdita e a vendere precocemente quelli che stanno guadagnando). Gli intervistati comprendono l’importanza del risparmio e della gestione oculata del denaro, ma mostrano tuttavia una scarsa propensione a pianificare in modo strutturato. Soprattutto i soggetti meno sofisticati, inoltre, si caratterizzano per una scarsa conoscenza del servizio di consulenza e, in particolare, dei relativi costi e dell’importanza dello scambio informativo consulente cliente ai fini della valutazione di adeguatezza. In questo contesto, si conferma il ruolo educativo del consulente, riconosciuto dagli investitori come un importante punto di riferimento in tutte le fasi del processo di investimento.

Per la consultazione integrale del Quaderno FinTech n.6 si rinvia al documento pubblicato sul sito della Consob.

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