Cobalto: le accuse ad Apple, Google, Tesla e Dell favoriscono Umicore

Apple, Google, Microsoft, Tesla e Dell sarebbero corresponsabili della morte e dei gravissimi danni riportati da alcuni bambini congolesi. È questa l’accusa su cui si basa la causa federale intentata, in rappresentanza di 14 famiglie del Congo, dall’International Rights Advocates, ossia la società che difende i diritti umani.

A sostegno di questa accusa contro alcuni dei più grandi colossi tecnologici americani, vi sarebbe il favoreggiamento di pratiche non tracciate di cobalto che potrebbe giungere tramite pratiche minerarie non etiche che impiegano bambini nel processo di estrazione del metallo.

Proprio per questi motivi, le famiglie congolesi chiedono un doppio risarcimento: uno per le morti o per i danni riportati dai propri figli e uno per per l’ingiusto arricchimento delle aziende, per la negligente supervisione delle stesse e per aver inflitto intenzionalmente sofferenze emotive.

L’importanza del cobalto nel settore tech

Entrando nel merito dell’importanza del cobalto per le aziende tech, è importante sottolineare che esso è un componente essenziale delle batterie ricaricabili al litio utilizzate nell`elettronica di consumo e soprattutto nelle auto elettriche.

Per fare un esempio, circa il 25% della produzione globale di cobalto viene utilizzato nei cellulari, che ne consumano circa otto grammi di minerale raffinato. Una batteria per un’auto elettrica invece ne richiede almeno mille volte di più.

Riguardo invece la connessione esistente tra il cobalto e il Congo, va ricordato che oltre la metà del metallo, precisamente il 60%, proviene proprio dal Paese africano, dove fino al 20% può giungere da miniere con pratiche non etiche. Tra queste: lavoro minorile e pessime condizioni di salute e sicurezza.

Il ruolo di Umicore

Oltre ad Apple, Google, Microsoft, Tesla e Dell, una delle principali aziende interessate da questa notizia è senza dubbio la belga Umicore che si occupa principalmente di riciclare vecchie componenti tecnologiche allo scopo di ricavare metalli preziosi dalla loro lavorazione.

Umicore, infatti, ha posto più volte l’attenzione sullo stretto rapporto esistente tra il Congo e il cobalto, tant’è che nel 2004 è stata la prima azienda al mondo ad aver introdotto un approccio di approvvigionamento sostenibile ed etico del cobalto già dal 2004.

Oltre che dai contratti di lungo termine con la società anglo-svizzera mineria Glencore nei quali ha stabilito che le forniture del cobalto provengano esclusivamente da attività minerarie, la distribuzione del metallo di Umicore deriva dall’attività di refining e di recycling.

L’andamento del prezzo del cobalto

Soffermandosi invece sul prezzo del cobalto, va sottolineato che esso in un anno è andato incontro a un vero e proprio picco. Infatti, se a metà 2018 si era attestato ai massimi di 90mila dollari a tonnellate, a metà 2019 invece è sceso fino a 25mila dollari a tonnellata.

Ciò, secondo gli analisti di Equita, è stato dettato principalmente da due fattori: l’incremento di capacità da parte di Glencore – poi ridotta nel corso del 2019 – e l’aumento dell’attività minerarie “artiginiali”. Successivamente, dopo la chiusura della miniera di Mutanda di Glencore, il prezzo del cobalto da 25mila dollari a tonnellata è andato incontro a un incremento e si è attestato 35mila dollari per tonnellata.

Secondo gli analisti di Equita, la notizia che coinvolge le principali aziende tech ha implicazioni positive per il prezzo del cobalto e per Umicore. Essi infatti ritengono che che la raffinazione di cobalto oggi rappresenti circa il 30-40% del EBIT della divisione E&ST (45% del EBIT di gruppo del FY18).

Massimiliano Carrà

 

 

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