Credem, Banco Bpm o Desio per scommettere sul risiko bancario nel 2020

In questi giorni un report sul settore creditizio italiano di Citigroup prende in considerazione ipotesi di aggregazioni tra istituti che potrebbero vedere la luce dalla prossima estate e suggerisce di focalizzare l’attenzione sulle banche di media dimensione come Banco Bpm, Ubi Banca e Bper Banca. Istituti, ricordano gli analisti, che stanno affrontando “sfide sulla redditività, per via dei tassi più bassi e di crescenti ostacoli regolatori”. Anche per questo operazioni di M&A potrebbero rivelarsi “un’opzione per migliorare la redditività dall’attuale 5% circa di Rote previsto nel 2022 al 7% circa”.

Tre, secondo gli uomini di Citigroup, i fattori chiave che gli investitori dovrebbero monitorare in vista di future operazioni di M&A tra banche: i livelli di capitale al momento della fusione, gli obiettivi di Npl ratio e coverage e la redditività futura, quest’ultima dipenente anche dal “potenziale per la generazione di sinergie”. Nessuna delle varie combinazioni potenziali “può essere esclusa” per Citigroup secondo cui nella maggior parte dei casi un’aggregazione offrirebbe un potenziale di rialzo rispetto alle attuali quotazioni di borsa dei singoli titoli. Ma quale potrebbe essere la “preda” per eccellenza?

Partiamo dai numeri di fine settembre, quando a fronte di 1.292,06 miliardi di euro di crediti netti quelli deteriorati netti risultavano pari a poco meno di 50 miliardi (il 3,86% del totale, contro il 4,60% di fine 2018), si nota come il grado di coverage si fosse stabilizzando sopra il 53,5% (era pari al 53,7% a fine settembre, rispetto al 53,9% di fine 2018), come effetto di un leggero calo delle coperture sulle sofferenze (65,1% contro il 66,5% di fine 2018) e dell’ulteriore aumento di quelle sulle inadempienze probabili, o Utp (40,9% contro il 39,5% di fine 2018), voce quest’ultima che ormai rappresenta la maggior parte dei crediti deteriorati (56,11% a fine settembre contro il 40,71% delle sofferenze).

Tra le banche di media grandezza, Banco Desio (9,6 miliardi di crediti netti, 360 milioni di deteriorati) è la più piccola, mentre Banco Bpm (105,6 miliardi di crediti netti, meno di 6 miliardi di deteriorati) è quella di maggiori dimensioni. Se è vero che chi si somiglia si piglia, Mps (7,5% di deteriorati netti rispetto ai crediti netti totali, coverage pari al 52,6%) potrebbe interessare a Bper Banca (51,1% di coverage, 6,1% di crediti deteriorati netti), al pari di Banca Popolare di Sondrio (55,5% coverage, 6,3% crediti deteriorati netti). Un’eventuale unione a tre darebbe luogo a un istituto con oltre 173 miliardi di crediti netti (il terzo in Italia per tale ammontare) di cui circa 11,7 miliardi deteriorati.

Aggregatori e aggregati

Un “super gruppo” composto da Banco Bpm, Ubi Banca, Bper Banca e Mps di cui si è più volte parlato in questi mesi avrebbe rispetto al terzetto di cui sorpa almeno due difetti: coverage non omogenei (si andrebbe dal 40,2% di Banco Bpm al 52,6% di Mps) e uno stock di deteriorati si circa 21 miliardi netti su 334 miliardi di crediti netti. Un altro possibile merger potrebbe vedere Credem (solo il 2,1% di crediti deteriorati netti su crediti netti totali, coverage del 53,3%) come polo aggregante di istituti di dimensioni analoghe o inferiori. Nel primo caso potrebbero interessare Creval o Sondrio, che però presentano un livello rispettivamente doppio e triplo di crediti deteriorati netti su crediti netti totali.

Nel secondo caso Banco Desio potrebbe appunto essere la preda ideale: ha il 7% di crediti deteriorati netti su crediti netti totali, avendo un coverage pari appena al 42,2%. Se prima di un eventuale “matrimonio” Desio rimediasse accantonando fondi a copertura dei sui crediti deteriorati l’operazione, con Credem o altri, potrebbe andare in porto. Guardando infine ai multipli borsistici, Credem tratta circa 9 volte gli utili attesi, contro le oltre 10 volte di Bper Banca, le oltre 11 volte di Ubi Banca, le 6,8 volte di Banco Bpm, le 5,8 volte di Banca Popolare di Sondrio, le 9,6 volte di Creval e le oltre 12,4 volte di Mps.

Una scelta prudente per chi volesse giocare il tema del M&A bancario italiano potrebbe dunque essere quello di puntare su Banco Bpm e su Credem, come potenziali aggreganti “di qualità”, una più rischiosa di scommettere sul destino di preda di Banco Desio. Guardando all’analisi tecnica, i tre titoli risultano al momento inseriti rispettivamente in un trend di brevissimo periodo moderatamente positivo (Desio), neutrale (Banco Bpm) e moderatamente negativo (Credem), ovvero neutro (Desio), positivo (Banco Bpm) e neutro (Credem) a breve termine.

L’andamento a Piazza Affari di Banco Bpm negli ultimi 12 mesi
La performance di Credem in Borsa negli ultimi 12 mesi
L’andamento in Borsa di Banco Desio negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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