Fusioni e acquisizioni: un buon modo per creare valore nel 2020?

A cura di Fabienne Cretin, Head of Risk Arbitrage di Candriam

Il ritmo delle fusioni e acquisizioni (M&A) finirà un giorno per esaurirsi? È legittimo che gli investitori si facciano questa domanda, considerando che negli ultimi cinque anni hanno avuto luogo numerose operazioni di M&A, che hanno generato valore in maniera significativa. Dal 2014 a oggi sui mercati europeo e americano ci sono state circa 1300 operazioni, incluse acquisizioni di tutte le dimensioni, per un totale di oltre 7700 miliardi di dollari.

Le ragioni delle dimensioni da capogiro di questo mercato sono facilmente identificabili:
• tassi di interesse vicini allo zero danno alle aziende la possibilità di chiedere capitali in prestito con costi contenuti;
• i mercati sono stati rialzisti, dando alle aziende la possibilità di impiegare i capitali degli azionisti per finanziare le transazioni;
• la crescita economica non è riuscita a innescare un maggiore slancio sui ricavi, spingendo le società a crescere per linee esterne;
• il contesto geopolitico è stato relativamente stabile nonostante la Brexit e la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina.

Il 2019 non ha fatto eccezione, infatti a fine agosto in Europa e Stati Uniti erano stati annunciati 155 deal, per un controvalore di 1000 miliardi di dollari.

2020: stesse cause ed effetti?

Questo trend continuerà nel corso del prossimo anno? Sembrerebbe di sì, considerando che non ci sono stati cambiamenti sostanziali.
Le cause di possibili tensioni non sono state affatto allentate, e dovrebbero ancora portare verso l’incertezza.

La risoluzione caotica della Brexit ha avuto un impatto sul numero di deal in Europa e spinto il Regno Unito, tradizionalmente un leader sul mercato europeo dell’M&A, verso transazioni difensive sul mercato domestico, piuttosto che verso il continente. Tuttavia, questo trend sembra essersi invertito nell’ultimo trimestre 2019.

Si prevede che la tendenza a fare meno operazioni nel settore petrolifero, soprattutto per le tensioni in Iran e Nord Corea, continui. Gli spread su alcuni accordi dovrebbero rimanere volatili a causa della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Tra questi indichiamo Mellanox Technologies, in via di acquisizione da parte di Nvidia. Lo spread è quasi raddoppiato durante l’estate in seguito a un tweet di Donald Trump che ha suscitato il timore che il regolatore antitrust cinese avrebbe bloccato l’accordo.

Accanto a queste specifiche problematiche, i principali indicatori sull’M&A restano positivi. Il contesto economico e di mercato si mostra ancora in crescita, con il costo del denaro ancora estremamente economico per finanziare operazioni, con volatilità ancora bassa; i settori interessati dai deal sono altamente diversificati e, nonostante la proporzione dei deal finanziari (Lbo, Mbo e private equity) sia aumentata considerevolmente nella seconda metà dell’anno, il peso rimane comunque ben al di sotto delle transazioni industriali. Va sottolineato che il numero di leveraged buyout aveva collassato nel 2007, quando le linee di credito disponibili sul mercato interbancario si erano improvvisamente prosciugate.

Infine, benché gli spread siano stretti, il numero di deal interrotti rimane estremamente basso, il che è rassicurante per i mesi a venire.

Numerosi driver di crescita

Si stanno verificando tutte le condizioni affinché i manager aziendali si sentano sicuri nell’intraprendere operazioni di M&A con altre società. Ecco perché i negoziatori fanno riferimento alla cosiddetta “boardroom confidence” come uno dei principali indicatori di questo mercato. La fiducia rimane alta, e non vediamo ragioni perché diminuisca nel breve termine.

La liquidità disponibile per operazioni di M&A continua a essere alta; gli azionisti attivisti cercano ritorni continuando a fare pressioni sulle aziende affinché si impegnino in operazioni di questo tipo, per ottenere più valore. Nella scelta tra iniziare un nuovo business dal nulla o acquisirne uno, la seconda opzione rappresenta la scommessa più rapida e sicura, per lo meno per quanto riguarda il settore farmaceutico, come mostra la recente acquisizione da 5 miliardi di dollari di Spark Therapeutics da parte di Roche e dall’offerta di Novartis su The Medicines Company del valore di 9,7 miliardi di dollari.

Infine, l’“uberizzazione” di interi settori dell’economia sta spingendo opoeratori tradizionali a tuffarsi nell’era digitale assumendo il controllo dei contendenti nella new economy.

Una strategia ancora valida

In altre parole, tutti i catalizzatori per una strategia ideata per catturare valore attraverso operazioni di fusione e acquisizione sono ancora attivi. Si possono immaginare degli scenari peggiorativi, come per esempio una recessione o un’ulteriore escalation nella guerra dei dazi, anche se come Candriam pensiamo che niente di tutto ciò dovrebbe verificarsi. Nel frattempo, il contesto rimane favorevole per gli investitori che desiderano diversificare i propri portafogli attraverso l’esposizione all’M&A.

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