Rendimenti in navigazione Rotta su Ncl e General Maritime

di Paolo Brambilla

 Ma i junk bonds, cioè i bonds spazzatura, quelli che non garantiscono granché il ritorno dell’investimento ai propri sottoscrittori, sono comunque malvisti dal grande pubblico anche in questo periodo in cui i corporate bonds in generale hanno suscitato una grande richiesta e il confine fra high-yield (titoli ad alto rendimento) e investment-grade (titoli a minor rischio) si è andato assottigliando.
Ad esempio Donington Holdings, con un rating di CCC+ da parte di S&P ha finito con scendere ulteriormente a CCC- quando si è vista rifiutare dal mercato un’emissione di 135 milioni di sterline, che pure offriva un tasso del 15%, mirata a finanziare il Gran Premio di Formula 1 in Gran Bretagna.
Nel corso del 2009 dunque i bonds caratterizzati da ratings inferiori a Baa3 per Moody’s (BBB- per Standard & Poor’s e Fitch), ma superiori a Caa e CCC, gli high-yield bonds cioè, hanno riscosso il miglior successo e continuano a riscuoterlo anche in questi giorni, nonostante il fatto che alcuni dei più importanti fondi abbiano preferito remunerazioni ancora maggiori rivolgendosi a titoli con rating inferiori, decisamente sconsigliabili ai privati risparmiatori.
In questi giorni stiamo assistendo alle nuove emissioni di Fiat in Italia, dell’irlandese Smurfit Kappa e di altre numerose società private che raccolgono complessivamente più di 5 miliardi di euro con corporate bonds ad alto rendimento (si veda tabella).
Del resto già in ottobre erano stati collocati 6,7 miliardi di euro, per un totale di 14,3 miliardi di euro dall’inizio dell’anno: giusto per fare un confronto, nei primi 10 mesi del 2008 non si era arrivati a 3 miliardi.
Non a caso Fiat ora raddoppia il successo del luglio scorso e annuncia un’ulteriore emissione con scadenza 2015, tasso 6,875%. L’appetito vien mangiando.
Secondo i risultati di una recentissima ricerca pubblicata da Fitch l’84% degli intervistati ritiene che i mercati obbligazionari abbiano ormai superato il loro momento di difficoltà.
Anche gli emittenti hanno confermato che sono allo studio numerosi prestiti ad alto rendimento che verranno proposti al mercato entro la fine del 2009.
Vediamo allora che cosa ci viene offerto questa settimana.
Due interessanti compagnie di navigazione, per chi non teme le tempeste di un settore un po’ in difficoltà, lanciano prestiti in dollari americani: la norvegese Ncl e la statunitense General Maritime.
La prima, con un rating B, ha un rendimento attualizzato del 12,36% a 7 anni, la seconda del 12,89% a 8 anni.
Non male, ma occorre tener sempre conto del rischio cambio. Visto poi l’interesse sempre crescente per il carbone come fonte di energia, non trascurerei l’indonesiana Bumi che offre il 12,36% a 7 anni.
Per scadenze più brevi in dollari (2014) bisogna accontentarsi del 2,985 di Cisco, del 3,87 di General Electric, del 3,77 di Nordea. La Commercial Bank del Quatar arriva a un 5,19, mentre la African Import-Export Bank promette addirittura il 9,33%: quest’ultima, nata in Nigeria, ha oggi sede al Cairo ed è stata appena insignita dell’African Bankers Award.
Verrebbe da dire “fidarsi è bene, ma …”.
Eppure i numeri ci sarebbero, dato che Fitch le assegna un BBB- con outlook stabile.
Lo stesso discorso andrebbe fatto per Allied Irish Banks, che l’anno scorso si trovava, come tanti, in cattive acque ed ha ricevuto in febbraio un consistente aiuto dal governo irlandese. Resta il fatto che Fitch l’aveva degradata da C a D “rischio manifesto”. Questa settimana ha emesso un prestito in euro a 5 anni con rendimento attualizzato del 5,68%, decisamente superiore a quanto offrono gli altri.
D’altra parte per investire in euro, in una tripla A, con scadenza breve, bisogna accontentarsi del 2% di CFF. Non c’è mai un momento di gioia.

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