Obbligazionario, la musica non cambierà nel 2020. Kames: “Opportunità nei corporate bond”

Dopo le performance registrate quest’anno dalla classe obbligazionaria, gli esperti di Kames Capital tracciano le linee delle prospettive per il 2020 nei diversi comparti dell’obbligazionario. Di seguito le analisi degli esperti del reddito fisso.

Bond governativi

A cura di Sandra Holdsworth, Head of Rates di Kames Capital

L’inizio del nuovo anno non rappresenterà l’inizio di una nuova era. Aspettiamoci quindi ancora tassi bassi e banche accomodanti. A incidere, in primo luogo, è il rallentamento della crescita globale atteso nel 2020 e legato ai minori tassi di espansione di Cina e Stati Uniti. Con questo outlook, le pressioni sul tasso di inflazione scenderanno ancora, complice un prezzo del petrolio che dovrebbe mantenersi stabile e il proseguire degli effetti deflazionistici dello sviluppo tecnologico.

I movimenti delle valute rimarranno quindi il principale fattore a influire sui tassi di inflazione a breve termine dei singoli paesi. Considerando questo contesto, le banche centrali che pongono tra i target l’inflazione non alzeranno i tassi di interesse, proseguendo dunque sulla linea di una politica monetaria accomodante.

Infine, la domanda di asset risk-free rimane alta, anche per le politiche di acquisto attivate dalla Bank of Japan e dalla Banca Centrale Europea. In particolare, nonostante la Bce abbia avviato il corrente programma di Quantitative Easing per una durata di nove mesi, è stato anche detto che la misura continuerà finché il tasso di inflazione non convergerà verso il target, cosa che non vediamo come prossima.

Una spinta alla domanda deriva inoltre dall’invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati, fenomeno che sta comportando un aumento dei risparmi e la richiesta di redditi da pensione. Questo tipo di domanda è relativamente insensibile al prezzo: i fondi pensione cercano alternative a rischio più elevato, ma in un mondo incerto ci sarà sempre bisogno di titoli di stato privi di rischio. Le prospettive per il 2020 risultano quindi positive per i titoli di stato. Gli Stati Uniti sembrano più interessanti da un punto di vista risk-free.

Corporate bond

A cura di Euan McNeil, co-manager del Kames Investment Grade Global Bond Fund

Il 2019 reclamerà lo scettro per le emissioni obbligazionarie in euro, con i primi 11 mesi che hanno già eclissato l’intero ammontare 2018 (370 miliardi di euro vs. 265 miliardi). L’aumento dell’offerta è stato assorbito da una domanda ancor più insaziabile. Le cause di ciò, ovvero tassi persistentemente negativi, un outlook globale moribondo e la conseguente svolta accomodante delle banche centrali, non sembra scompariranno. Avendo come alternativa l’opzione di dover in certi casi pagare la banca per il deposito del proprio denaro, l’idea di comprare bond societari è relativamente interessante. Il supporto strutturale ai titoli fixed income è dunque convincente e dovrebbe continuare a sostenere la domanda verso i titoli corporate.

Lasciando da parte gli indovinelli sui rischi di breve termine che potrebbero causare una vendita massiva, cosa che va al di là della capacità di molti dato che è raro vedere una fonte di rischio riconosciuta dal consenso farsi causa di un sell-off, meglio dunque concentrarsi sugli aspetti strutturali. Senza alcuna previsione sui prossimi sviluppi su Brexit, crediamo che gli emittenti domiciliati nel Regno Unito torneranno a essere oggetto delle attenzioni degli investitori. Le società finanziarie britanniche rimarranno ostaggio della trama Brexit ed è difficile pensare non continueranno a scambiare con un premio di rischio rispetto al comparto, ma dovrebbero anche offrire buone opportunità nel defluire delle attese sull’uscita del Regno Unito dall’Ue.

High yeld

A cura di Mark Benbow, co-manager del Kames High Yield Bond Fund

Considerando com’è iniziato il 2019, poche persone si sarebbero immaginate un andamento così positivo per il mercato high yield che, a livello globale (secondo l’indice Ice BofAML Global High Yield), finora ha riportato un ritorno prossimo all’11,5% in valuta locale. Nel 2020 è altamente improbabile che questa performance si ripeta. Ciò che accadrà è un ritorno a quello che l’high yield sa fare meglio: offrire un solido anno carry-driven, con un interessante ritorno ponderato per il rischio, e agire da elemento di diversificazione in portafoglio.

L’obbligazionario ad alto rendimento infatti offre, in un mondo scarno di rendimenti, interessanti ritorni basati sul reddito, soprattutto se paragonato alle obbligazioni investment grade, sia societarie che governative. Ci sono inoltre nicchie di valore: se i bond con rating BB di elevata qualità scambiano a spread risicati, ci sono molte opportunità tra le emissioni di rating inferiore che possono essere trovate attraverso un’attenta analisi sul credito. Da investitori attivi, un contesto più volatile ci dà maggiori opportunità di creare valore.

In più, questa spesso incompresa classe di attivi ha caratteristiche difensive: ha un livello di breakeven elevato (ovvero il livello che gli spread devono raggiungere affinché il ritorno totale diventi negativo); sono meno sensibili ai tassi di interesse e hanno una minore correlazione con le altre asset class. Guardando ai fondamentali, lo scenario è andato deteriorandosi ai margini, con il peggioramento di metriche chiave quali la leva finanziaria e le coperture. Si partiva tuttavia da livelli molto alti e il ritmo seguito è molto lento.

La premessa non è favorevole per gli investitori sul credito, ma i default rimangono bassi e solitamente legati a storie specifiche. Le banche centrali, infine, continuano a supportare i mercati, dando una buona offerta per il rischio.

Andando verso il 2020, il nostro approccio favorirà un posizionamento generalmente neutrale al beta, con una minuziosa scelta tra le emissioni con rating più basso che guidi il ritorno.

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