Mercati finanziari, verso un 2020 di volatilità

“Molte grandi economie mondiali sono alle prese con pesanti dubbi sulle linee da seguire in ambito monetario, fiscale ed economico nel quadro del generale rallentamento della crescita. Il conflitto commerciale, la debolezza dell’attività manifatturiera, il calo della fiducia delle imprese, nonché le crescenti tensioni e la polarizzazione sul fronte politico rappresentano fattori di rischio da tenere in considerazione anche nel 2020. Nel 2019 le principali banche centrali hanno reagito alla decelerazione economica con una repentina modifica della politica monetaria, che a nostro parere continuerà a sostenere il sentiment degli investitori dato che il costo del capitale si è ridotto ai minimi storici. Tuttavia l’efficacia di tali misure di stimolo rischia di esaurirsi poiché i tassi di interesse sono già negativi in diverse aree”. Questa la premessa della view sulle soluzioni di multi-asset per il 2020 di Edward D. Perks, Chief Investment Officer di Franklin Templeton Multi-Asset Solutions.

L’economia Usa, continua l’esperto, ha dato prova di grande resilienza grazie al sostegno della spesa al consumo, alle buone condizioni del mercato del lavoro, ai tagli dei tassi operati dalla Fed e alla flessione dei tassi di interesse a lungo termine. “Nel corso del 2020 monitoreremo in particolare i programmi elettorali sulle imposte sul reddito di imprese e cittadini, la sanità, compreso il piano ‘Medicare for all’ e i controlli sui prezzi dei farmaci, le limitazioni sui combustibili fossili, la regolamentazione del settore bancario e gli interventi antitrust nel comparto tecnologico”. Al contempo, le condizioni precarie dell’area euro e la possibilità di una recessione nella regione offuscano il quadro del 2020, come pure la scarsa crescita del Giappone e l’esito incerto della Brexit. Un nuovo possibile rischio riguarda i consumi, importante motore dell’economia statunitense e mondiale. “Negli Usa posti di lavoro e salari continuano a crescere e gli indicatori della spesa e del sentiment si confermano robusti, ma crediamo che un ulteriore deterioramento nei rapporti commerciali possa erodere la fiducia di consumatori e imprese”.

Secondo Perks, l’impatto cumulativo dei difficili rapporti commerciali su investimenti tecnici, piani di assunzione, rivoluzione delle filiere e incremento dei costi dei fattori produttivi potrebbe incidere negativamente sulle prospettive di crescita: “A nostro avviso il rischio di recessione dell’economia Usa è solo moderato. Tuttavia gli effetti collaterali della guerra commerciale (evidenziati dal consistente calo anno su anno delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti a tutto settembre 2019) interessano sempre più Paesi e la debolezza dell’atività manifatturiera inizia a intaccare il più corposo settore dei servizi. Le prospettive di diverse economie emergenti sembrano più promettenti: alcune (in particolare Vietnam, Taiwan, Corea del Sud e Messico) potrebbero beneficiare della ricostituzione delle filiere al di fuori della Cina, altre (come la Turchia e l’Argentina) rischiano di rimanere vittima del malfunzionamento della politica”.

Lo scostamento tattico dagli asset rischiosi delle nostre strategie multi-asset

“In tale contesto – aggiunge Perks – adottiamo maggior prudenza e selettività nell’ambito delle strategie multi-asset, senza abbandonarci a un eccessivo pessimismo. In diverse asset class le valutazioni sono per noi fonte di preoccupazione. Riteniamo le azioni nel complesso onerose e abbiamo frenato l’entusiasmo su questo fronte. I fondamentali societari si confermano relativamente solidi e gli utili aziendali sostengono tuttora l’azionario globale. Ciononostante per le imprese incrementare i margini sarà più arduo, data la minore capacità di trasferire l’aumento dei costi ai consumatori. Di conseguenza crediamo che nelle grandi economie i profitti abbiano già raggiunto il picco e possano ridursi ulteriormente nel corso del 2020. Tale fenomeno concorre alla diminuzione della fiducia delle imprese e al ridimensionamento dei piani di investimento. Inoltre, in caso di rialzo dell’inflazione i mercati potrebbero dover fare i conti con un allentamento monetario inferiore al previsto”.

L’esperto di Franklin Templeton nota che il 2020 potrebbe non essere esente da ondate di vendita ricorrenti sui mercati azionari alla luce della possibile adozione di politiche non consolidate come dazi e restrizioni alla quotazione in borsa e alla circolazione del capitale. Le elezioni presidenziali negli Usa rischiano inoltre di complicare le già difficili relazioni cino-americane. “Probabilmente nel 2020 gli investitori nell’azionario statunitense presteranno particolare attenzione alle valutazioni, alle pressioni sui margini e agli effetti dei tagli dei tassi della Fed sull’anda- mento della domanda. L’azionario cinese ci lascia invece perplessi nonostante le valutazioni interessanti e la recente stabilizzazione a opera delle misure di stimolo. Il braccio di ferro tra Usa e Cina sul fronte degli scambi è solo un sintomo di un malessere più profondo, dato che entrambe le parti hanno inasprito i toni”.

Le fasi di debolezza delle azioni hanno alimentato la domanda di titoli di debito a lunga scadenza, come i Treasury Usa e le obbligazioni corporate di qualità elevata. Il volume delle emissioni è notevolmente aumentato dal momento che le società possono finanziarsi a costi incredibilmente bassi nel lungo periodo. Il drastico calo dei tassi di interesse su scala globale ha dato forte impulso ai titoli a reddito fisso di qualità superiore e con duration lunga, lasciando ai mercati ben poco spazio di manovra. “Siamo quindi tuttora preoccupati per le valutazioni obbligazionarie eccessive“, spiega Perks. “Poiché nel 2020 tali asset probabilmente non replicheranno la performance del 2019, al momento siamo orientati a una duration corta e a strumenti con scadenza breve come Treasury Usa, Mbs e titoli corporate di qualità elevata (investment grade e non). Nel complesso siamo passati a un giudizio pienamente neutrale sulle obbligazioni a livello di asset allocation, poiché i motivi per essere ottimisti sono controbilanciati dai timori per le valutazioni”.

Inoltre, “siamo estremamente selettivi nelle aree del reddito fisso di qualità inferiore, come il debito corporate high yield: i tassi di default sono in aumento rispetto alle medie storiche e i prestiti bancari evidenziano flussi di capitale in uscita. Probabilmente il mercato delle obbligazioni societarie investment grade godrà ancora di fondamentali solidi; occorre tuttavia considerare l’elevato indebitamento delle società a inizio 2020 e il difficile quadro tecnico. Nonostante il possibile ampliamento dei differenziali a fronte della decelerazione economica, i rendimenti restano a nostro avviso interessanti in ottica globale”.

Conclude Perks: “Siamo più ottimisti sulle prospettive del debito emergente alla luce delle politiche accomodanti delle banche centrali globali e di rendimenti reali superiori alle medie storiche, due elementi che potrebbero contribuire a contenere i rischi di cambio dei bond in valuta locale. A nostro avviso è essenziale che gli investitori si posizionino in modo selettivo dati i continui timori suscitati dal protezionismo e dal deterioramento del quadro geopolitico”.

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