Un ulteriore monito per avvertire, fra le righe, che l’era delle politiche monetarie nell’area Euro volge ormai al termine e che ora tocca ai governi nazionali fare la loro parte dopo avere beneficiato per anni dei “colpi di bazooka” della Bce guidata da Mario Draghi. Era stato lo stesso Draghi, in occasione dell’ultimo intervento annunciato a settembre fra nuovi tagli dei tassi e Qe, a chiedere agli Stati europei di mettere in atto politiche fiscali in grado di supportare gli sforzi della banca centrale. E ora, con l’arrivo al timone di Christine Lagarde, dopo avere fatto l’inventario delle ultime munizioni rimaste in arsenale la Bce sottolinea che “tutti i Paesi dovrebbero intensificare gli sforzi per conseguire una composizione delle finanze pubbliche più favorevole alla crescita”, aggiungendo che i governi dei Paesi con un debito pubblico elevato “devono perseguire politiche prudenti e conseguire gli obiettivi di saldo strutturale“.
Fra questi ultimi c’è ovviamente l’Italia, fra i Paesi con documenti programmatici di bilancio “che presentano rischi di non conformità al Patto di stabilità e crescita” e che “continuano a registrare livelli di debito molto elevati per i quali non è stato ancora avviato un costante percorso di riduzione”. Francoforte punta inoltre il dito su Belgio, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia, rilevando che questo fattore “desta particolare preoccupazione per i Paesi con un elevato rapporto tra debito pubblico e Pil”.