Perché i fee-only sono diversi

di Giuseppe Andreoli

Certo non si può ancora dire che goda di una sovraesposizione mediatica, anche se bisogna ammettere che ultimamente se ne parla abbastanza (non è questo il momento per indagare sui perché, anche se un’idea io l’avrei…). Tuttavia quando viene tirato in ballo sui blog o sulla stampa specializzata, troppo spesso viene posto in contrapposizione al promotore finanziario. Non c’è da stupirsi se ciò avviene, in quanto molti professionisti che hanno aperto degli studi di consulenza provengono proprio dalle reti di promozione o comunque dalle banche. Tanto che tale professione è, più o meno giustamente, considerata come una normale evoluzione del promotore o del private banker.
Di certo, e sono sicuro di interpretare il sentimento della maggioranza di essi, i consulenti indipendenti sono parecchio infastiditi da tale contrapposizione e preferiscono smarcarsi anche e soprattutto da qualsiasi accostamento.
Sicuramente non si tratta di rinnegare il passato e neanche tanto di temere una confusione tra le due figure (spetta a ciascuno di loro spiegare ai clienti la differenza e spesso non ce n’è affatto bisogno), ma più semplicemente la questione sta in altri termini: svolgono un altro mestiere, un mestiere talmente diverso da non poter essere confrontato.
Ciò non tanto e non solo a causa degli interessi le cui parti vengono tutelate (nessuno confonderebbe il ruolo dell’avvocato con quella del pubblico ministero), ma sono proprio le attività svolte che non creano aree di reale sovrapposizione; prova ne è che nell’unico caso di “incrocio” tra le due professioni e cioè quella della gestione delle attività finanziarie (asset allocation), in molte realtà, quotidianamente i consulenti finanziari indipendenti cooperano con i promotori senza grosse difficoltà. Perché mai il medico non dovrebbe collaborare con il farmacista?
Se chiedessimo (io l’ho fatto) ad un consulente titolare di uno studio avviato già da alcuni anni, di aprire la sua agenda, molto probabilmente (o almeno questo è il caso), ci si potrebbe trovare fissati una serie di appuntamenti con i seguenti interlocutori:
– Sim scelta per l’incarico di effettuare il trading per conto di un gruppo di clienti (scopo del contatto via Skype è quello di approfondire alcune operazioni);
– Banca 1 (scopo del contatto telefonico è quello di trattare la commissione sulla concessione degli affidamenti relativa alla linea di credito promiscuo);
– Imprenditore A (scopo dell’appuntamento rendere conto delle condizioni di rinnovo delle linee di credito presso le varie Banche);
– Commercialista X (scopo dell’appuntamento è quello di trovare un Istituto di Credito disposto a finanziare, a condizioni non troppo onerose, un progetto di start-up nel fotovoltaico);
– Avvocato Y (scopo dell’appuntamento è quello di valutare la fattibilità di uno scudo fiscale per conto di un cliente comune);
– Banca 2 (scopo del contatto è quello di concordare le modalità per reinvestire una grossa somma giacente su un rapporto fiduciario);
– Imprenditore B (scopo dell’appuntamento è quello di valutare la possibilità di coprire con un’opzione cap il rischio tassi su un mutuo a tasso variabile);
– Segretario Comunale Z (scopo dell’appuntamento assumere l’incarico per disinnescare la mina derivati che una nota grande banca ha rifilato al comune).
Si potrebbe continuare, basta sfogliare le pagine dell’agenda (tanto quell’agenda è la mia e non ci sono problemi), ma penso che possa bastare per chiarire l’equivoco che non ha nessuna, ma proprio nessuna, ragione di esistere.
Vi assicuro che molti consulenti hanno grande stima di molti promotori, nel reciproco rispetto del rispettivo ruolo.
Basta con questa diatriba: le due figure non svolgono un lavoro per certi versi simile e nemmeno diametralmente opposto, ma svolgono un’attività completamente diversa.

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