In Europa questa incertezza non ha pari, dal momento che – sottolinea ancora l’esperto – il Vecchio Continente dipende fortemente dal commercio globale. Il settore automobilistico tedesco, ad esempio, ha subìto una battuta d’arresto. “Ironia della sorte, negli Stati Uniti, dove l’attività manifatturiera e quella delle esportazioni rappresentano ciascuna il 12% circa della produzione economica, l’impatto è stato più moderato”.
Quindi, è probabile una recessione? “Negli Stati Uniti esistono due economie a confronto: mentre l’attività manifatturiera è stata debole, i fondamentali dei consumi sono risultati solidi. Finché permarrà questa situazione, non mi aspetto una recessione nel prossimo anno“, spiega Spence.
“Infatti, la disoccupazione statunitense rimane al di sotto del 4%, la crescita dei salari è stata solida e la spesa al consumo sostenuta. La domanda interna è risultata ragionevolmente solida anche in Europa e in Cina. Anche se le questioni commerciali dovessero esercitare ulteriori pressioni sull’economia, gli investitori dovrebbero tenere a mente che le società intelligenti sono fluide e possono adattarsi a circostanze mutevoli”, conclude l’economista.