Ma la situazione geopolitica in Medio Oriente è davvero rilevante?

A cura di Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer Equities di Neuberger Berman

Nel 2020, a livello globale dovrebbero prevalere fattori più vicini ai fondamentali economici. Ecco perché, tutto sommato, manterremo una certa propensione al rischio nelle nostre view. Questa settimana pubblicheremo l’Investment Outloook trimestrale del Comitato di Asset Allocation (Caa) di Neuberger Berman che discute le prospettive di investimento per i prossimi 12 mesi. Gran parte della discussione, che ha portato alla redazione di questo documento, è avvenuta prima della fine del 2019 e, di conseguenza, prima del raid aereo statunitense del 3 gennaio, durante il quale è rimasto ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani.

Siamo di fronte al classico esempio di eventi che prendono il sopravvento? C’è stato chi, commentando il raid, ha sostenuto che si tratta dell’evento più significativo sullo scacchiere mediorientale dall’invasione americana dell’Iraq del 2003. Addirittura più significativo della Primavera Araba, dei numerosi cambi di regime, del tentato golpe in Turchia e dell’ascesa e caduta dell’Isis. Se così fosse, questo evento dovrebbe quindi avere ripercussioni economiche e di mercato rilevanti?

Complessità e imprevedibilità

Forse. Ma forse anche no. Eventi di questo genere evolvono lungo i binari della complessità e dell’imprevedibilità, di modo che persino le ramificazioni geopolitiche non sono sempre chiare agli occhi degli esperti, per non parlare delle ripercussioni sui mercati finanziari. I mercati sanno scontare con efficienza l’impatto di un rincaro del petrolio o di un calo dei tassi d’interesse, ma hanno difficoltà a scontare un evento avverso come l’attacco militare a un’importante città.

Inoltre, è raro che si riesca a tracciare una chiara linea di demarcazione tra gli eventi geopolitici e i premi al rischio richiesti dal mercato. Quando vi fu l’invasione dell’Iraq e nel periodo successivo, le azioni globali continuarono a muoversi indisturbate. Persino l’aumento dei prezzi petroliferi del 2003 è riconducibile a un insieme di fattori che nulla avevano a che vedere con le tensioni in Medio Oriente. Lo sviluppo veramente influente di quegli anni, se non altro per quanto riguarda l’economia e i mercati, fu il pericolosissimo accumulo di squilibri finanziari a livello globale e l’insostenibile livello di indebitamento nel settore immobiliare statunitense.

I rischi politici determinano gli umori

Fatte queste precisazioni, politica e geopolitica sono stati uno degli argomenti più importanti tra quelli dibattuti dal Caa, anche prima degli eventi di inizio anno. A dirla tutta, è stato l’argomento più importante in assoluto quando lo scorso novembre abbiamo pubblicato i “10 temi per il 2020”.

Mentre le principali banche centrali riconoscono i limiti della politica monetaria, noi riteniamo che la “disfunzione fiscale”, vale a dire l’attuale mancanza di politiche fiscali adeguate al contesto economico, diverrà un elemento ancora più determinante per i mercati. Gli investitori faranno molta attenzione a eventuali segnali di allentamento fiscale, soprattutto in Europa.

Gli sviluppi della campagna elettorale statunitense potrebbero essere un fattore determinante per la fiducia dei Ceo e per gli investimenti delle società nel 2020 e, conseguentemente, per la fiducia e la performance dei mercati. Se il “Super Tuesday” designerà il principale candidato democratico, ciò potrebbe influire in modo determinante sugli umori di mercato, in un modo o nell’altro, per il resto dell’anno.

Soprattutto, l’accordo di Fase Uno tra Stati Uniti e Cina e l’aumento delle certezze sulla Brexit sembrano aver ridotto i rischi per il commercio globale che ci avevano accompagnato per tutto l’anno passato. Questo, da solo, è già stato in grado di scatenare un primo rally.

Fattori fondamentali

Oltre alle valutazioni e al ciclo economico, che costituiscono i nostri punti di partenza, riteniamo che saranno questi sviluppi geopolitici a determinare le performance del 2020, più che gli eventi in Medio Oriente. I mercati dei futures di petrolio, oro e azioni potrebbero benissimo essere influenzati ancora per qualche tempo dal flusso di notizie quotidiane, come accaduto la settimana scorsa. Nel lungo andare, tuttavia, a livello globale dovrebbero prevalere fattori più vicini ai fondamentali economici, specialmente ora che il mondo è meno dipendente dal petrolio mediorientale e che le infrastrutture energetiche sono protette meglio. Non dimentichiamo come il mercato ha tirato dritto dopo l’attacco ai pozzi sauditi dello scorso settembre.

Nell’Investment Outlook in uscita questa settimana, soppesiamo tutti questi fattori e optiamo per un leggero aumento della propensione al rischio. Il ciclo è palesemente prolungato e le valutazioni sono ai massimi, inducendoci a mantenere un posizionamento neutrale nelle nostre view generali sull’azionario globale. Allo stesso tempo, la rimozione di alcuni rischi rilevanti dallo scenario commerciale globale ci consente di assumere una view positiva sul credito e di prediligere le azioni value e i settori ciclici ai difensivi titoli growth. Tutto ciò si traduce in una maggiore propensione per l’esposizione ai mercati non statunitensi e, in particolare, ai Paesi emergenti.

Queste opportunità sembrano più allettanti rispetto ad altri ambiti del mercato, e sembrano essere un modo più interessante di accedere a un contesto macro che, nonostante gli eventi degli ultimi 11 giorni, ci appare più positivo rispetto a quello dell’anno scorso.

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