Il dollaro è pronto a ripartire

Gli analisti di Goldman Sachs nel loro ultimo report hanno sottolineato che un recupero del segmento è quasi certo, grazie anche alle azioni politiche e fiscali, nonché monetarie.

Più specificatamente gli esperti prevedono un’ampia crescita dei tassi tra USA e gli altri G10, ad eccezione del Giappone. E tale previsione li porta ad assumere una posizione negativa nei confronti del dollaro, perlomeno nel breve termine. Gli analisti di Goldman Sachs sottolineano di non approvare il consensus della traiettoria degli interessi USA. Andando nel dettaglio delle singole monete emerge che per il dollaro si prevede che l’attuale ciclica debolezza nel breve termine seguirà un periodo di grande recupero.

Il problema principale è definire quando avverrà tale recupero. È presumibile nell’orizzonte dei prossimi 12 mesi.

Questo perché ci saranno dei fattori strutturali che supporteranno la moneta americana nel ciclo. Comunque per gli esperti è necessario continuare a monitorare i flussi di capitale e i supporti forniti al dollaro.
Per gli esperti le previsioni sono di un concambio euro/dollaro a 1,55, 1,55 e 1,35 in 3,6 e 12 mesi. Mentre resta invariato a 98, 98 e 105 il rapporto dollaro/yen.
Per quanto riguarda l’euro le previsioni nel rapporto con lo yen sono di 151,9, 151,9 e 141,8 in 3, 6 e 12 mesi.

Nella visione degli esperti di Goldman Sachs lo sfondo resta caratterizzato dalla debolezza del dollaro, anche se lo stato di rischio globale resta uno dei fattori da monitorare. Il fatto di voler diversificare le riserve può essere uno dei fattori a favore dell’euro che allo stato attuale rappresenta l’unica credibile alternativa al dollaro.

Per quanto riguarda invece lo yen, per gli analisti della banca americana la debolezza è causata dalle condizioni finanziarie del Giappone che sono molto difficili, oltre che una bilancia di pagamenti verso l’estero in deficit. Comunque restano diversi fattori da monitorare come le coperture messe in atto dagli investitori istituzionali che vogliono tutelarsi contro i bassi tassi di interesse americani.

In conclusione gli analisti restano critici sull’opportunità di catturare una crescita del differenziale nei mercati principali, così come invitano gli investitori a capire fino a che punto l’apprezzamento di una moneta sia accettabile per questi paesi e di tenere d’occhio anche il livello dei tassi di interesse.

Due elementi molto correlati. E in ultimo è importante vedere come si comportano la FED, la BCE e la Cina nella loro politica monetaria i cui cambiamenti possono avere degli effetti globali sul sentiment dei rischi legati alle monete.

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