Assogestioni non vuole le vendite allo scoperto

Assogestioni ha espresso apprezzamento per il position paper sullo short selling firmato Consob. L’associazione guidata da Marcello Messori è infatti la sola a dichiararsi favorevole “all’introduzione di un regime permanente di divieto in materia di vendite allo scoperto – che si tratti del divieto tout court o del divieto delle sole vendite naked”. Assogestioni, infatti, “si dice favorevole all’introduzione di un divieto permanente sulle naked short sales”.

In particolare, Assogestioni auspica, tra le diverse opzioni regolamentari, che “vengano introdotte misure che portino a vietare le vendite allo scoperto cd. naked. Non si ritengono invece necessari obblighi di trasparenza verso il mercato, in considerazione degli effetti negativi che questi potrebbero avere sugli investitori. Si ritiene inoltre fondamentale che vengano fornite ulteriori indicazioni al fine di
diminuire le incertezze interpretative legate alle definizioni di “vendite allo scoperto” e di “posizioni corte nette”, considerati i conseguenti risvolti applicativi”.

Riguardo al primo punto Assogestioni chiede di “chiarire che l’assistenza del prestito titoli equivalga alla disponibilità dei titolo stesso, nel caso in cui lo strumento non faccia tecnicamente ancora parte del dossier titoli. Si richiede inoltre di precisare che non rientrano tra le vendite allo scoperto le vendite dei titoli supportate dal “diritto a ricevere”, entro la data di regolamento della vendita in questione, i titoli oggetto della vendita (ad esempio previa ricezione della conferma dell’esecuzione di un ordine di acquisto ovvero, nel caso di prestito del titolo stesso, a seguito dell’esercizio della facoltà di recall)”.
 
Infine, l’associazione guidata da Marcello Messori, ha sottolineato con riguardo alle opzioni regolamentari indicate per il mercato italiano, “la necessità, come peraltro anticipato nel documento di consultazione, che le scelte poste in essere da codesta Autorità siano frutto anche di un coordinamento a livello internazionale, al fine di evitare comportamenti elusivi dovuti a possibili arbitraggi regolamentari. Un’armonizzazione in materia, con regole chiare e di omogenea applicazione, porterebbe invero alla diminuzione dei costi di compliance necessari per implementare misure regolamentari diverse a seconda del Paese in cui l’intermediario opera”.

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