In cerca di “vittoria a ogni costo”: per i mercati è “L’ora più buia”

A cura di Aqa Capital

Winston Churchill: «Quale sarà il nostro obiettivo? La vittoria ad ogni costo!»
Citazione tratta L’ora più buia, film del 2017 di Joe Wright

I mercati, guardando all’Europa, tirano un sospiro di sollievo dal punto di vista geopolitco. Infatti, si allontana lo spettro delle elezioni anticipate dall’Italia, le quali avrebbero rappresentato una fase di instabilità con possibili ripercussioni sul resto del Continente. Il governo guidato da Giuseppe Conte è “sopravvissuto” alle consultazioni regionali, dove i vari partiti si sono scontrati con un obiettivo preciso: “La vittoria ad ogni costo. In Calabria ha vinto la destra, mentre in Emilia-Romagna, dove si combatteva la battaglia decisiva per via dell’impatto che avrebbe potuto avere a livello nazionale, il più votato è stato il candidato di sinistra. La notizia ha quindi portato ha un netto calo dello spread.

Nel frattempo, anche la Cina cerca la sua “vittoria ad ogni costo”, in questo caso contro il coronavirus, che può causare malattie negli animali e negli esseri umani (tra cui polmoniti aggressive) e portare alla morte. Sono almeno 81 le vittime, mentre il conto delle persone infette è salito a oltre 2700. E l’epidemia rischia di diffondersi anche fuori dalla Cina. La lista dei luoghi in cui sono state individuate una o più persone contagiate si allunga: Thailandia, Hong Kong, Macao, Usa, Australia, Taiwan, Giappone, Singapore, Malesia; ma anche Francia, Corea del Sud, Vietnam, Canada e Nepal. Per fermare il diffondersi dell’epidemia sono stati aumentati ovunque i controlli aeroportuali, mentre varie nazioni stanno evacuando i loro cittadini dalle zone più a rischio della Cina. Inoltre, per guadagnare tempo, Pechino ha deciso di prolungare la festa per il capodanno: le scuole e i luoghi di lavoro resteranno chiusi, facilitando così la quarantena. A causa dei possibili impatti economici conseguenti alla diffusione del coronavirus, i titoli dei settori high-tech, lusso, auto e compagnie aeree, sono sotto pressione.

Dal punto di vista macroeconomico, notizie negative arrivano in merito all’indice Ifo, che monitora la fiducia delle imprese tedesche. Il dato di gennaio si è attestato a quota 95,9, in discesa dal 96,3 del precedente mese. Si tratta di un risultato al di sotto delle attese degli economisti, i quali si aspettavano un rialzo a 97 punti. Nuovi dati arrivano anche dal Pmi composito dell’Eurozona. L’indice elaborato da Ihs Markit, nella lettura preliminare di gennaio, è rimasto fermo a 50,9 punti (come a dicembre) e appena sotto le stime del consenso a 51,1 punti. Facendo un focus sul Pmi manifatturiero, si nota invece una crescita a 47,8 punti dai 46,3 precedenti (in rialzo anche rispetto al consenso, pari a 46,8).

Ma sotto i riflettori dei mercati ci sono anche le prossime mosse della Banca Centrale Europea. L’Eurotower ha fatto sapere che ci sarà una imminente revisione strategica. In una nota, l’istituto ha spiegato che «il riesame includerà la formulazione quantitativa della stabilità dei prezzi, gli strumenti di politica monetaria, l’analisi economica e monetaria e le prassi di comunicazione. In questo processo saranno considerati anche altri aspetti, quali la stabilità finanziaria, l’occupazione e la sostenibilità ambientale». Christine Lagarde, presidente della Eurotower, ha inoltre aggiunto che “vari dipartimenti della Bce sono già al lavoro per considerare il cambiamento climatico nella valutazione dei rischi e i modelli previsivi”. Nel frattempo, i tassi di riferimento sono rimasti invariati. E rimarranno tali, o forse addirittura saranno tagliati, finché le prospettive di inflazione non convergeranno “saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2%”.

Passando agli Stati Uniti, il presidente Donald Trump torna alla carica con il protezionismo. Sono stati infatti decisi dei rincari dei dazi sui derivati dell’acciaio (+25%) e dell’alluminio (+10%), che entreranno in vigore a partire dall’8 febbraio. Relativamente all’acciaio saranno esentati Argentina, Australia, Brasile, Canada, Messico e Corea del Sud. Dagli aumenti sull’alluminio si sono invece salvati solo Argentina, Australia, Canada e Messico.

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