Cfa Italy Sentiment Index: un altro mese si prospetta negativo

Gli investitori professionali italiani certificati CFA® rimangono nel complesso marginalmente negativi sulle prospettive dell’economia domestica: il “Sentiment Index”, determinato nel sondaggio svolto da Cfa Society Italy presso i suoi soci, registra un valore pari a -2,4. Nel dettaglio delle principali asset class, i tassi di interesse sono previsti in ascesa in tutte le principali aree e vi sono aspettative di rialzi sui listini azionari europei. Il dollaro e lo Yen, infine, sono attesi apprezzarsi contro euro dagli attuali livelli.

La parola al gestore

Ilaria Spinelli, CFA Senior Economist, Fideuram Investimenti Sgr

Nel sondaggio svolto nel primo mese dell’anno permane una tendenza positiva nei giudizi degli operatori, per i quali rimane ancora valido lo scenario delineato a fine dello scorso anno, ovvero la convinzione che il miglioramento del quadro di crescita macroeconomico possa ancora sostenere una tendenza al rialzo sia dell’inflazione che dei tassi di interesse e mantenere un tono positivo per i mercati azionari nei prossimi sei mesi. Emerge però, al contempo, una maggiore cautela, il che è coerente con l’elevata incertezza ancora presente sul quadro macroeconomico e geopolitico mondiale.

Infatti, se da un lato l’accordo commerciale raggiunto tra Stati Uniti e Cina aiuta la ripresa del commercio globale, rimane aperto il tema dello spostamento delle importazioni cinesi dagli altri partners commerciali (per soddisfare la richiesta statunitense di aumentare significativamente le importazioni cinesi dagli USA nei prossimi due anni), mettendo a rischio le esportazioni delle altre economie verso la Cina. Gli Stati Uniti, peraltro, proseguono la propria politica di imposizione di dazi nei confronti dei partners commerciali, avendo deciso, nel primo mese del 2020, di imporre nuove tariffe sulle importazioni di prodotti derivati in acciaio e alluminio (a partire da febbraio). Il 2020 rimane inoltre caratterizzato da importanti rischi politici, legati sia all’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti sia, in Eurozona, all’esito dei negoziati della Brexit. Nell’ultima settimana di gennaio, infine, sono aumentati anche i timori di un forte rallentamento dell’attività economica in Cina ed Asia a causa della diffusione di un nuovo “coronavirus”. Si tratta di uno sviluppo negativo che potrebbe ritardare al secondo trimestre la ripresa dell’attività economica, in una fase in cui l’attività nel settore manifatturiero globale è ancora molto debole. Rimane fondamentale l’azione di supporto delle Banche Centrali, con Fed e BCE che dalla fine dello scorso anno hanno ripreso ad espandere il proprio attivo di bilancio.

Il sondaggio, effettuato tra il 20 e il 31 gennaio, mostra comunque un ulteriore miglioramento nei giudizi sulla condizione macroeconomica corrente, sia per l’Italia che per Eurozona e Stati Uniti. E’ interessante notare, invece, come nelle aspettative a sei mesi solo l’Italia mostri un lieve miglioramento (pur mantenendo il saldo in territorio negativo, a -2.4 punti), mentre i giudizi su Eurozona e Stati Uniti diventano più cauti ed i saldi peggiorano rispetto a dicembre. Il miglioramento dei giudizi in Italia potrebbe essere stato sostenuto dagli sviluppi politici più recenti, che allontanano alcune incertezze dei mercati finanziari.

La maggiore cautela degli analisti si evince anche dall’analisi delle aspettative sui tassi, sia a breve sia a lunga, che rimangono orientati al rialzo con saldi positivi per tutte e tre le aree e su entrambe le scadenze, ma si nota un ridimensionamento dei giudizi sulle prospettive di risalita dei tassi a lunga.

I giudizi sulle prospettive dei mercati azionari sono invece improntati ad un maggiore ottimismo, con un aumento dei saldi per tutte le aree ed una tendenza a vedere un miglioramento nel mercato azionario italiano per i settori più “value” e ciclici (auto, banche, assicurativi).

Infine gli analisti ritengono più probabile che le quotazioni petrolifere salgano nei prossimi sei mesi, in linea sia con l’attività economica ancora orientata al miglioramento, sia con l’aumento delle tensioni in Medioriente ad inizio anno.

Nel complesso un quadro ancora costruttivo, ma più cauto e che necessità di una riduzione dell’incertezza per consolidarsi ulteriormente.

 

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