Mps rimbalza, in arrivo conti e cessione di Npe

Mps sembra aver accelerato sull’operazione di cessione di Npe (non performing exposures, ossia crediti deteriorati di vario grado) che, sia pure per un importo inferiore a quello ipotizzato a inizio anno, potrebbe ricevere il via libera della Commissione Ue entro una quindicina di giorni o poco più. In questo senso le ultime indiscrezioni di stampa che stamane fanno ripartire a razzo le quotazioni del titolo senese a Piazza Affari, dove dopo i primissimi scambi (2,7 milioni di pezzi) Mps passa di mano a 1,794 euro per azione, in crescita di quasi il 6% dopo un iniziale picco intraday a 1,807 euro per azione.

Il controvalore del portafoglio che verrebbe ceduto ad Amco (l’ex Sga) sarebbe sceso al di sotto dei 10 miliardi, contro ipotesi iniziali per 11-12 miliardi (ma alcuni giornali italiani avevano parlato anche della possibilità di azzerare completamente le Npe rispetto al valore emerso a fine settembre scorso, pari a circa 14,5 miliardi). Al lavoro per definire gli ultimi dettagli una nutrita schiera di consulenti (Lazard e Kpmg per Mps, Equita per Amco), che potrebbe anche aumentare se il Tesoro (cui fa capo il 68% di Mps, quota che dovrebbe essere ceduta entro fine 2021 salvo proroghe) deciderà di selezionare propri advisor per gestire la fase operativa.

Da ricordare che Mps (1,9 miliardi di capitalizzazione a Piazza Affari, dove il titolo accusava a ieri sera un calo del 2% da inizio anno) è da settimane sotto i riflettori del mercato anche per la cessione di un portafoglio di una trentina di immobili “non core” che pare interessare, tra gli altri, a Blackstone e Hines (si parla di una valutazione complessiva di 250-300 milioni di euro) ed in attesa della presentazione dei conti venerdì prossimo, 7 febbraio.

Il giudizio degli analisti su Mps

Il consenso degli analisti prevede che il 2019 si sia chiuso con circa 3,23 miliardi di euro di fatturato ed un utile ante imposte (al netto dell’annunciata svalutazione da 1,2 miliardi delle Dta, che riporterà in rosso il risultato di bilancio civilistico) di circa 68 milioni contro i 279 milioni di utile del 2018. In termini di risultato per azione si prevede invece, tenuto conto della svalutazione di cui sopra, una perdita di 7 centesimi (e ovviamente nessun dividendo). Sempre gli analisti fondamentali di Piazza Affari indicano un prezzo obiettivo di consenso di 1,70 euro per azione, ormai superato dalle quotazioni correnti.

Prudenti fino a ieri sera anche gli analisti tecnici che segnalavano come il titolo fosse entrato in una fase di congestione a brevissimo termine all’interno di un trend negativo di breve periodo, mentre a medio-lungo termine le quotazioni rimangono contraddistinte da un andamento moderatamente positivo. Prime resistenze della giornata in caso di uptrend sono segnalate a 1,77 e poi a 1,80 euro (tra cui il titolo si muove al momento in cui scriviamo questa nota), eventualmente estendibili a 1,83 euro.

Al ribasso, primi supporti in area 1,61-1,59 euro e poi a 1,50-1,47 euro. Il recente calo dei volumi di scambio conferma la prevalente prudenza tra gli investitori, con lo stocastico e l’indicatore di forza relativa (Rsi) che vanno gradualmente perdendo terreno ma ancora non sono entrati in area di ipercomprato, lasciando dunque aperte entrambe le ipotesi di un rimbalzo tecnico o di una prosecuzione della fase di congestione con ulteriore calo delle quotazioni, a ieri posizionate al di sotto della media mobile veloce, ma non di quella lenta.

L’andamento del titolo Mps in Borsa negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

 

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