Il reddito fisso scatta. E osserva le mosse delle banche centrali

A cura di Morningstar

Il reddito fisso ha iniziato il 2020 a passo di corsa. Resta da capire quanto gli reggerà il fiato. Nella tabella in basso sono elencati gli andamenti (a partire dal migliore da inizio 2020) delle principali categorie Morningstar in cui sono divisi i fondi che investono nell’obbligazionario globale.

Andamento categorie Morningstar da inizio anno
bonds

Banche centrali al lavoro

Il mese è stato caratterizzato dalle prime riunioni dell’anno delle principali banche centrali. Per quanto riguarda l’Europa l’attenzione era rivolta al cambiamento di strategia preannunciato a dicembre dal nuovo presidente dell’istituto, Christine Lagarde, che si dipanerà nel corso dell’anno.

Il riesame della strategia prende in considerazione diversi elementi tra cui:
– l’analisi quantitativa della stabilità dei prezzi;
– gli strumenti di politica monetaria da adottare;
– l’analisi economico monetaria;
– le modalità di comunicazione con i mercati.

La revisione della strategia includerà anche temi innovativi come la sostenibilità ambientale e finanziaria oltre che l’occupazione. L’intero processo dovrebbe chiudersi entro dicembre.

Negli Stati Uniti, intanto, la Federal Reserve ha confermato la propria politica monetaria non toccando il saggio di riferimento, che resta così fissato in un intervallo compreso tra l’1,5% e l’1,75%.

Nel Regno Unito la Bank of Englandnell’ultima riunione presieduta dal governatore Mark Carney ha deciso di lasciare il costo del denaro allo 0,75%. Al suo successore, Andrew Bailey, ora tocca il compito di guidare l’istituto nel periodo caldo di Brexit (quello in cui il paese dovrà prendere gli accordi, anche commerciali, con l’Ue).

“Gli investitori che scelgono la loro allocazione obbligazionaria confidando che i tassi restino bassi per lungo tempo dovrebbero stare attenti”, avverte Peter De Coensel, responsabile degli investimenti Fixed Income di Degroof Petercam Asst Management. “Secondo noi, il vento sta per cambiare direzione e dovremmo essere pronti ad affrontare una normalizzazione dei tassi. Tuttavia, non siamo ingenui e dobbiamo riconoscere che il trend rialzista delle obbligazioni non si arrenderà facilmente”.

Occhi sull’Italia

Sul finire del mese i binocoli degli investitori si sono spostati sull’Italia, alle prese con le elezioni in due regioni: la Calabria, dove ha vinto (secondo pronostico) il centrodestra e l’Emilia-Romagna, dove ha prevalso il centrosinistra (risultato meno scontato). I mercati hanno interpretato l’esito come il segnale che, almeno a breve, non ci saranno elezioni nazionali e, di conseguenza, nuove fasi di incertezza. La calma, comunque, potrebbe non durare molto, visto che in primavera sono previste le elezioni in regioni importanti come la Campania, il Veneto, la Puglia e la Toscana.

L’effetto post-voto sul rendimento dei titoli di Stato è evidente dopo lo spoglio delle schede, con i tassi sui Btp decennali in fortissimo calo. Il titolo è arrivato a rendere l’1,03%, in discesa di una ventina di punti base dalla chiusura di venerdì 24 gennaio. Una flessione che si è riflessa anche sullo spread, con il differenziale rispetto al bund tedesco in calo di oltre 15 punti.

“Come investitori, vediamo questo evento come una conferma dello status quo”, spiega David Zahn, Head of European Fixed Income di Franklin Templeton. “Lo spread tra obbligazioni italiane e Bund tedeschi potrebbe restringersi un po’ mentre assisteremo ai prossimi sviluppi politici. A breve termine, rimaniamo costruttivi in termini di investimenti in Italia. Prevediamo che la crescita europea continuerà a passo lento e che le tendenze economiche non cambieranno molto nel breve termine”.

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